Page 2381 - Shakespeare - Vol. 2
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manco a quello.
FALSTAFF
Sei tiranna nel dir così! Faresti una ninfa di corte senza pari, e il fermo
incesso del tuo piè darebbe un moto stupendo al passo tuo nel semicerchio
del guardinfante. Io veggio qual saresti se la Fortuna − quella nimica tua −
fusse − e non la Natura − amica tua. Via, non lo puoi celare.
MADONNA FORD
Credetemi, di tutto questo in me non c’è nulla.
FALSTAFF
Cosa m’ha fatto amarti? Che ciò ti persuada che un non so che di
straordinario è in te. Suvvia, non so alloppiare e dirti che tu sei cotesto e
quello, come tanti di questi balbettosi bocciolini di rosa che ti vengono quali
femmine in panni di maschi, e spandono prefumi come la via dell’Erbe in
piena estate. Non so farlo, ma t’amo, e non altre che te; e tu lo meriti.
MADONNA FORD
Sere, non m’ingannate. Io ho paura che amiate monna Page.
FALSTAFF
Sarebbe come dire ch’io amo spasseggiarmela in fronte alla galera de’ debiti,
la qual m’è odiosa come il fetore d’un forno di calcinaccia.
MADONNA FORD
Va bene, i Cieli sanno quanto v’amo, e ve ne accorgerete prima o poi.
FALSTAFF
Persevera a pensarla così: ne sarò degno.
MADONNA FORD
Sì, ma vi voglio dire, pure voi; o non la penserò sempre a quel modo.
[Entra Robin.]
ROBIN