Page 2377 - Shakespeare - Vol. 2
P. 2377

Io spero d’avere il vostro sì, babbo Page.



              PAGE
          L’avete, messere Slender, io son tutto per voi. Però mia moglie, ser dottore,
          ella è per voi tutta quanta.



              CAIO
          Placido, vacca boia, e la ninfa l’è amore-a-me. Spiccia la balia mi dice sciò.



              OSTE
          Adagio, e dove lo mettete il nostro giovine mastro Fenton? Lui sa danzare, lui
          sa prillare, ha negli occhi la gioventù; lui scrive versi, lui parla a festa, ha il

          prefumo d’aprile e maggio. Lui vi buggera, lui la spunta, nei sua bocci è la sua
          vittoria.



              PAGE
          Non  certo  col  mio  consenso,  ci  potete  contare.  Il  gentiluomo  non  ha  un
          quattrino.  Se  la  faceva  con  Poins  e  con  quel  Principe  matto.  Egli  è  d’un

          cerchio troppo elevato, egli sa troppe cose. No, non lo farà un bel nodo alle
          sue fortune col ditino del mio capitale; se vuol pigliarsela, doh, se la pigli così
          com’è. La roba mia sta al cenno del mio consenso, e il mio consenso non va
          in quel senso.



              FORD
          Io ve ne prego di cuore, qualcuno di voi venga a casa mia a desinare con me.

          Oltre al mangiare avrete il divertimento: vi vo’ mostrare una mostruosità. Ser
          dottore, voi ci dovete venire, e pure voi, mastro Page, e voi don Ughetto.



              SHALLOW
          Orbé, statevi bene. Avremo più spazio per far la corte in casa di mastro Page.
                                                                               Escono Shallow e Slender.



              CAIO

          Vanne a casa, John Rugby; io verrò presto.
                                                                                                [Esce Rugby.]



              OSTE
   2372   2373   2374   2375   2376   2377   2378   2379   2380   2381   2382