Page 2290 - Shakespeare - Vol. 2
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dei potenti della storia: si veda la battuta sprezzante di Bruto al v. 187.

            149 IV, ii, 195 La filosofia stoica che contemplava con distacco gli accidenti della vita.
            150 IV, ii, 231 Da questo verso fino al v. 245 (vv. 180-194 della terza scena secondo le edizioni che
                 conservano  la  suddivisione  indicata  da  Pope)  si  ha  una  nuova  informazione  sulla  morte  di  Porzia,
                 fornita questa volta da Messala, e Bruto sembra apprendere la notizia per la prima volta. Quasi tutti
                 gli  editori  ritengono  che  si  tratti  di  un  errore  nella  composizione  dell’in-folio  in  cui  sarebbero  state
                 trascritte  due  versioni  di  questa  notizia:  la  prima,  e  la  più  antica,  sarebbe  quella  che  ha  inizio  a
                 questo punto; la seconda, scritta da Shakespeare successivamente per un’altra rappresentazione
                 del dramma, sarebbe quella già vista. Non è del tutto da escludere, tuttavia, l’ipotesi che entrambi i
                 passi  possano  essere  stati  intesi  (anche  se  scritti  in  momenti  diversi)  come  complementari
                 dall’artista:  nel  primo,  Bruto  rivelerebbe  a  Cassio  il  suo  dolore  privato,  pur  contenendolo  con  un
                 atteggiamento  stoico;  nel  secondo,  fingerebbe  di  non  sapere,  e  chiuderebbe  bruscamente
                 l’argomento,  per  non  coinvolgere  gli  ufficiali  del  suo  esercito,  con  i  quali  sta  discutendo  urgenti
                 questioni politiche e militari, in una vicenda che potrebbe demoralizzarli.
            151 V,  i,  10 fearful  bravery:  una  manifestazione  di  coraggio  e  di  sfida,  e,  insieme,  una  pompa,  una
                 magnificenza esteriore (tutti sensi afferenti a bravery in Shakespeare), sotto cui si cela la paura.
            152 V,  i,  16-20  Guidare  la  destra  dell’esercito  era  segno,  presso  i  romani,  di  supremazia  simbolica  (e
                 infatti nella battaglia di Farsalo, come narra Plutarco, sia Cesare che Pompeo guidarono le ali destre
                 dei  rispettivi  eserciti).  Ottaviano  rifiuta  la  sinistra,  che  Antonio  vuole  assegnargli  anche  sulla  base
                 della loro ben differente esperienza militare, e assume il comando della destra con l’arroganza del
                 nuovo capo assoluto che sta diventando. Nella contrapposizione fra i due eserciti, quindi, Antonio si
                 troverà di fronte l’ala destra dei repubblicani guidata da Cassio (soldato più esperto di Bruto, come
                 giustamente  si  era  definito  in IV,  ii),  e  Ottaviano  l’ala  sinistra  guidata  da  Bruto.  Nella  fonte  quasi
                 unica di quest’ultima parte del dramma, la Vita di Bruto, la contrapposizione tra i capi è la stessa,
                 ma  invertita,  perché  è  Bruto  a  chiedere  a  Cassio  l’ala  destra  dell’esercito  e  a  ottenerla.  Questa
                 trasformazione apportata da Shakespeare sembra dipendere da un’esigenza di caratterizzazione di
                 Ottaviano  che  pretende  la  supremazia.  Il  drammaturgo  doveva  trovare  modi  economici  per  far
                 emergere  la  forte  personalità  del  nuovo  Cesare,  che  Plutarco  invece  aveva  avuto  modo  di
                 delineare, narrativamente e descrittivamente, in varie occasioni all’interno di avvenimenti omessi nel
                 dramma.
            153 V, i, 28 Ottaviano è effettivamente uomo di poche parole. Nello scambio che segue se ne starà
                 zitto finché non richiamerà tutti al punto in questione, l’inevitabile battaglia che dovrà risolvere le sorti
                 di Roma. In questo dramma politico, gran parte dell’azione finora è stata affidata alla parola: alla
                 parola simbolica, alla parola arbitraria, alla parola della persuasione, alla parola della dissimulazione.
                 Ma  se  la  storia  ha  girato  fin  qui  intorno  alla  parola  dei  capi  contrapposti,  con  Ottaviano  le  cose
                 cambieranno,  in  quanto  egli  trasmetterà  ai  fatti  la  propria  volontà  assoluta,  predicando  il  potere
                 dell’impero che avrà inizio con lui.

            154 V, i, 34-35 Cassio fa rilevare la falsità delle parole di Antonio, parole mielose, quando aveva finto di
                 stringere  un  patto  di  amicizia  con  i  congiurati  in III, i. Ibla è località della Sicilia famosa per il suo
                 miele.

            155 V, i, 36 Riprendendo la metafora di Cassio, Antonio rivendica di avere a disposizione non solo il miele
                 delle belle parole false ma anche il pungiglione delle api, e cioè la capacità di combattere.

            156 V, i, 37-39 È ancora una battaglia di parole, fatta di ironie e diffamazioni reciproche, sulla scorta di
                 un topos  della  tradizione  epica  riguardante  le  parole  di  sfida  che  corrono  tra  gli  eroi  prima  dello
                 scontro  (topos  che  Shakespeare  segue  anche  in  altri  drammi,  prima  di  una  battaglia).  Bruto  qui
                 insinua  che  Antonio  è  bravo  solo  con  le  parole.  E  Antonio,  subito  dopo,  replicherà  che  loro,  i
                 congiurati, non hanno avuto il coraggio di fare la stessa cosa, e cioè di minacciare Cesare prima di
                 pungerlo come api − fuor di metafora, di massacrarlo con i loro pugnali.
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