Page 2046 - Shakespeare - Vol. 2
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che dispone lo stomaco degli altri a digerire
               le sue parole con maggior appetito.



              BRUTO
               E sia così. Per ora ti lascio.
               Domani, se vorrai parlarmi,
               verrò a casa tua; o, se vuoi,

               vieni tu da me, e ti aspetterò.



              CASSIO
               Lo farò. Fino ad allora, pensa a come va ora il mondo.
                                                                                                   Bruto esce.
               Ebbene, Bruto, tu sei nobile, eppure vedo

               che la tua onorevole tempra può essere lavorata
               e cambiata dalla sua inclinazione. Perciò è opportuno
               che gli spiriti nobili stiano sempre con i loro pari;
               perché chi è così fermo da non poter essere sedotto?

               Cesare ce l’ha con me, ma ama Bruto.
               Se io ora fossi Bruto, e lui fosse Cassio,
               non mi smuoverebbe dalla mia disposizione. Stanotte
               getterò alle sue finestre scritti di mani diverse,

               come se provenissero da diversi cittadini,
               scritti tutti intesi a mostrare la grande opinione
               che Roma ha del suo nome, e velatamente
               vi si farà cenno all’ambizione di Cesare.

               E, dopo questo, che Cesare si tenga ben forte,
               perché noi lo butteremo giù o patiremo peggior sorte.                    46
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                                                    Scena III         EN



                   Tuoni e fulmini. Entrano Casca, con la spada sguainata, e Cicerone.



              CICERONE
               Buona sera, Casca. Hai portato Cesare a casa?
               Perché sei senza fiato, e perché sbarri gli occhi?
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