Page 2020 - Shakespeare - Vol. 2
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abbassano  di  nuovo  sensibilmente.  Finita  l’azione  della  parola,  adesso
          Antonio non è che un protagonista fra gli altri, implicato in una guerra civile.
          Nel IV atto ha solo 5 battute per 38 versi. Nel V ha 11 battute per 38 versi.
          Questi  riscontri  puramente  aritmetici  ci  fanno  apprezzare  ancora  di  più  il

          grande  colpo  di  teatro  che  compie  qui  Shakespeare  e  la  centralità  che
          conferisce,  nel  cuore  del  dramma,  all’azione  della  parola:  la  parola  che
          cambia la storia, la parola che è recitazione, teatro delle passioni, allocuzione
          diretta ad un pubblico (il popolo) su cui si prova e si ottiene, o si perde, il

          potere politico.
          Il  paradigma  della persuasione è  pertanto  strettamente  connesso  al
          paradigma  della recitazione. Tutto è teatro in questo dramma. Ogni azione
          ruota, infatti, intorno alla parte, al ruolo, che i personaggi ricoprono, e che

          devono essere funzionalizzati ad un progetto. Un progetto, però, mai del tutto
          esplicito,  che  si  avvale  di  segni  ambigui,  o  che  si  nutre  di  dubbi  e  di
          incertezze e di ambiguità, presentando quindi, necessariamente, turbolenze
          comunicative. È stato giustamente notato da molti critici come i personaggi

          principali  di  questo  dramma  siano  tutti,  in  qualche  misura,  doppi,
          contraddittori, in quanto veri e finti, giusti e ingiusti.
          Anche  Bruto,  nella  scena  del  litigio  con  Cassio  (IV,  ii),  come  pure  nel
          monologo (ad apertura di II, i) in cui si convince di dover eliminare Cesare,

          non  è  esente  da  turbamenti  e  contraddizioni.  Ma  non  si  tratta  di
          caratterizzazioni  ambigue  sul  piano  strettamente  psicologico,  e  pertanto  è
          riduttivo  parlare  di  Bruto  o  di  Cesare  come  di  personalità  che  nascondono
          segreti e che aggiustano con qualche trucco della mente le loro ragioni o le

          loro azioni. Solo di Cassio si può dire che il tratto psicologico dell’invidia è uno
          dei principali moventi nella sua ribellione a Cesare. Il fatto è che tutti questi
          personaggi  sono  individui  che  devono  stare dentro un  ruolo  pubblico.  E  lo
          spazio tra soggettività e ruolo, tra etica e politica, tra psicologia e ideologia,

          non  può  non  produrre  un  transito  di  emozioni  e  di  ragioni  perturbate.
          Talvolta,  addirittura,  di  fantasmi,  quando  l’idea  (che  appartiene  alla
          dimensione pubblica del personaggio) deve trasformarsi in prassi (messa in
          opera dalla dimensione comunque soggettiva dello stesso personaggio): tale

          è la riflessione di Bruto in II, i, 63-69, quando medita sull’intervallo allucinato
          che si dà «Between the acting of a dreadful thing / And the first motion».
          Bruto vorrebbe poter uccidere lo spirito di Cesare, l’idea di Cesare, e non il
          suo  corpo.  Ma  per  quello  dovrà  passare.  E  lì  c’è  il  fantasma.  Allora  egli

          immagina  che  il  terribile  atto  possa  essere  sublimato,  spostato  dalla
          sconvolgente materialità della prassi alla spirituale ritualità del sacrificio (si
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