Page 2015 - Shakespeare - Vol. 2
P. 2015

costruzione di Giulio  Cesare a partire dalle fonti, prima tramite un confronto
          tra l’intreccio del dramma e gli intrecci delle Vite di Plutarco utilizzate, e poi
          tramite un’analisi puntuale delle principali operazioni di trasformazione, e di
          transcodificazione da un genere all’altro (dal narrativo al drammatico), con

          riscontri che credo gettino luce sul disegno dell’opera oltre che sui modi con
          cui Shakespeare la foggiò leggendo con grandissima attenzione il suo autore.
          (E si vedano anche gli studi paralleli di Keir Elam su Antonio e Cleopatra e di
          Claudia Corti su Coriolano, drammi in cui non è meno stretto il rapporto con

          le  fonti  plutarchiane.)  Per  alcune  osservazioni  puntuali  in  questa  chiave  si
          rimanda alle note.
          Qui  si  osserverà  soltanto  che,  in  tutti  e  tre  i  drammi  romani  ricavati  dalle
          narrazioni di Plutarco, si trova un interesse costante per lo scontro di modelli

          politici e assiologici. Infatti, se Giulio Cesare è tutto centrato sul contrasto tra
          l’ordinamento  repubblicano,  vigente  a  Roma  da  quasi  cinque  secoli,  e  la
          tendenza autoritaria e monarchica, rappresentata prima da Cesare e poi dai
          suoi  successori  che  si  muovono  pur  sempre  nel  suo  nome,  in Antonio  e

          Cleopatra l’opposizione è tra il modello politico autoritario e pragmatico dello
          stato romano (di cui è già campione Ottaviano, che diventerà ben presto il
          primo imperatore di Roma) e il modello orientale, egiziano, del mondo e della
          politica (rappresentato dalla passionale e imprevedibile Cleopatra, che attira

          dalla  sua  parte  Antonio),  e  infine  in Coriolano l’opposizione  è  tutta  interna
          alla prima drammatica vicenda della Roma repubblicana (all’inizio del V secolo
          a.C.), con lo scontro di classe tra i plebei che cercano di affermare il potere
          del  popolo  e  i  patrizi  (e  soprattutto  Coriolano)  che  reagiscono  con  il  loro

          conservatorismo intransigente e superbo.
          Nell’antica Roma, dunque, selezionando come sue fonti alcune delle Vite di
          Plutarco, Shakespeare andava sempre a cercare certi conflitti esemplari, di
          grande rilevanza storica (e leggendaria), che potevano risultare ancora del

          tutto attuali se rivisitati alla luce di quella crisi tra Cinque e Seicento in cui si
          scontravano un modello simbolico del mondo (d’origine, prima classica, e poi
          medievale-rinascimentale)  e  un modello sintagmatico, o relativistico, che si
          andava  formando  a  causa  (fra  l’altro)  della  caduta  delle  antiche  certezze

          cosmologiche nonché dell’emergere di uno spirito borghese e imprenditoriale
          che  trovava  alimento  soprattutto  nella  scoperta  di  nuove  terre  e  di  nuovi
          traffici.  In  termini  politici,  da  una  parte  resisteva  la  visione  monarchica,
          ritualistica, cerimoniale, che reclamava l’investitura divina del capo, e quindi

          la  legittimazione  metafisica  del  potere,  mentre  dall’altra  si  proponeva,  o
          riemergeva dalla storia, una visione per così dire repubblicana, e quindi laica,
   2010   2011   2012   2013   2014   2015   2016   2017   2018   2019   2020