Page 2022 - Shakespeare - Vol. 2
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che interferiscono in quel colloquio provenendo dalla corsa sacra dei Lupercali
          durante la quale Antonio offre la corona a Cesare): semiscene in cui le parti
          contrapposte si spiano e si interpretano e si commentano l’un l’altra. Molto
          dipende  da  come  Bruto  interpreta  i  clamori  della  folla,  da  come  il  popolo

          interpreta il rifiuto della corona da parte di Cesare, da come Cesare interpreta
          l’applauso del popolo, da come Bruto e Cassio leggono il comportamento di
          Cesare al rientro dalla corsa sacra, da come Cesare legge intenzioni segrete e
          maligne sul volto di Cassio, e via dicendo. E molto, ancor più, dipenderà in

          seguito da come Bruto intenderà le parole di Antonio, e da come il popolo
          intenderà le parole di Bruto e quelle di Antonio.
          Ma  il paradigma  ermeneutico non  si  ferma  qui.  Esso  incombe,  in  maniera
          ossessiva e ambigua, tramite i molti segni prodigiosi, o comunque irrazionali,

          che contrappuntano l’intera trama. Che statuto ha il vaticinio dell’indovino che
          invita  Cesare  a  guardarsi  dalle  Idi  di  marzo?  Cesare  si  rifiuta  di  conferirgli
          realtà; per lui, l’indovino è soltanto uno che sogna (I, ii, 24: He is a dreamer).
          Cosa significano i portenti che si abbattono su Roma alla vigilia delle Idi di

          marzo  (I,  iii)?  Casca,  Cicerone  e  Cassio  li  leggono  in  maniere  del  tutto
          differenti: significano che non bisogna toccare l’ordine costituito, o possono
          significare qualsiasi cosa a seconda della persona che li interpreta, o indicano
          la necessità di colpire un ordine costituito che si sta trasformando in tirannia?

          Quale  è  il  senso  (in II,  ii)  del  vaticinio  che  gli  àuguri  hanno  ricavato  dal
          sacrificio di un animale? E, ancor più, nella stessa scena, che significato ha il
          sogno di Calpurnia? Secondo la stessa Calpurnia, che ne ha convinto Cesare,
          è un significato negativo, terribile, che preannuncia l’uccisione dell’eroe; ma,

          secondo  Decio  Bruto,  amico  di  Cesare  che  è  entrato  nella  congiura,  il  suo
          senso è opposto, bene augurante per Cesare, con valenze addirittura sacrali.
          E  quando  Cesare  aderisce  alla  interpretazione  di  Decio,  egli  non  fa  che
          avviarsi  alla  sua  morte.  E,  in  seguito,  che  statuto  ha  l’apparizione  dello

          spettro di Cesare a Bruto? Solo lui l’ha visto: nella stessa tenda, il suo servo e
          i suoi soldati non hanno sentito né percepito nulla (così come in Amleto, III,
          iv, Gertrude non vedrà lo spettro del marito che ossessiona il figlio). Infine, in
          V,  i,  come  deve  essere  interpretata  l’apparizione  delle  aquile  sulle  insegne

          dell’esercito  di  Bruto  e  Cassio  e  la  loro  fuga  alla  vigilia  della  battaglia  di
          Filippi? E, ancor più sottilmente, nella stessa scena, e di nuovo in V, iii, quale
          senso ha il fatto che il giorno della battaglia coincide con il compleanno di
          Cassio?       Quest’ultimo,         l’epicureo      (e     perciò      sostanzialmente           laico)

          repubblicano,  che  ha  sempre  letto  tutti  i  segni,  anche  i  più  portentosi  e
          terribili,  con  un  atteggiamento  di  sfida  e  in  chiave  antisimbolica  e
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