Page 990 - Shakespeare - Vol. 1
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Entra Stanley conte di Derby.
ST ANLEY
Una grazia, mio sovrano, per i servizi che v’ho reso!
RE
Taci, ti prego; l’anima mia è oppressa dal dolore.
ST ANLEY
Non mi leverò dai ginocchi se vostra Altezza non mi ascolta.
RE
Di’, dunque, subito, ciò che chiedi.
ST ANLEY
La grazia, Sovrano, per la vita d’un mio servitore,
che oggi ha ucciso un gentiluomo attaccabrighe
già al seguito del duca di Norfolk.
RE
Ho io una lingua per condannare a morte mio fratello
e quella lingua dovrà concedere la grazia a uno schiavo?
Mio fratello non uccise nessuno; la sua colpa era solo un pensiero,
e tuttavia il suo castigo è stato una morte crudele.
Chi ha intercesso per lui con me? Chi, mentre ero furioso,
mi s’è inginocchiato ai piedi invitandomi a riflettere?
Chi ha parlato di fratellanza? Chi ha parlato d’amore?
Chi m’ha ricordato che il poveretto disertò
il potente Warwick per battersi al mio fianco?
Chi m’ha ricordato che, nel campo di Tewkesbury,
quando Oxford m’aveva messo a terra, egli accorse in mio aiuto
e disse «caro fratello, vivi e sii re»?
Chi m’ha ricordato come egli, mentre vegliavamo entrambi, sdraiati sul
campo,
quasi gelati a morte, mi riparò coi suoi stessi panni
ed espose se stesso, fragile e nudo, al freddo agghiacciante della
notte?
Tutto questo dalla memoria l’ira bestiale
aveva colpevolmente divelto e non uno di voi
ebbe tanta grazia da rammentarmelo.