Page 926 - Shakespeare - Vol. 1
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dramma shakespeariano, mentre l’in-quarto ne sarebbe una revisione, con
tagli forse richiesti da esigenze teatrali, preparata per la stampa dal
suggeritore e trascrittore del manoscritto.
Il dramma, tra i più lunghi del canone (oltre 3600 versi) e tra i più ricchi di
personaggi (57), s’apre con la pace instaurata nel paese dal regno di
Edoardo IV di York, primogenito del duca Pretendente nell’Enrico VI, e si
chiude con la celebrazione della pace tudoriana dopo la sconfitta in
battaglia del fratello Riccardo, usurpatore e tiranno. Il conte di Richmond e
futuro Enrico VII, di discendenza lancasteriana, pone termine all’ultima
guerra civile del Quattrocento e, conquistata la corona, s’impegna a
«riunire» le due casate rivali di Lancaster e di York sposando Elisabetta,
figlia di Edoardo IV.
La tradizione cronachistica, storiografica e letteraria trasmise a
Shakespeare un’immagine unilateralmente negativa di Riccardo III e del
suo regno. Malgrado le tentate riabilitazioni del personaggio, dagli Historic
Doubts del Walpole ai nostri contemporanei «riccardiani» o fautori della
Rosa Bianca, essa è quella tuttora dominante e accreditata.
Come ho accennato, il principale responsabile, se non della creazione,
certo della elaborazione letteraria della «leggenda nera» di Riccardo, fu
Thomas More che, nella sua History, tracciò un quadro assai fosco della
«crudeltà, i delitti e gli sconvolgimenti del mondo tempestoso» 4 succeduto
alla morte di Edoardo IV nel 1483 e dominato dall’usurpatore Riccardo. La
sua opera, che s’arresta prima della conclusione del regno, esercitò un
potente influsso creativo sull’immaginazione drammatica shakespeariana,
sin dalla seconda parte dell’Enrico VI e fino al quarto atto del Riccardo III. Al
drammaturgo essa offrì ben più d’un semplice canovaccio, difatti, ma già
una complessa tela ricca di disegni, di colori e di dialoghi, di
caratterizzazione individuale dei personaggi e di penetrazione psicologica
del carattere del tiranno e delle conseguenze perniciose della «esecrabile
brama di potere» 5 negli uomini: la «sete pestifera del dominare» come
Guicciardini scrisse di altri principi del Rinascimento nella Storia d’Italia, 6
intorno agli stessi anni in cui scriveva More.
La figura di Riccardo nel dramma di Shakespeare si presenta come
coerente sviluppo e approfondimento del personaggio «stigmatic», cioè
segnato dal demonio che già s’affaccia nella seconda e nella terza parte
dell’Enrico VI, sebbene ancora privo della sua sadica perversità e disumana
ferocia. Come nella History di More, nessuna giustificazione storica è
offerta del drammaturgo della sua vita malvagia e criminale. È forse questo
il primo esperimento di creazione d’una forte personalità tragica, attorno
alla quale si addensa l’azione teatrale di Shakespeare: esperimento solo
imperfettamente riuscito sul piano artistico, drammatico e psicologico per