Page 762 - Shakespeare - Vol. 1
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Un ducato, signore, non è forse un bel dono?

GLOUCEST ER

 Ma certo, in fede, il dono d’un povero conte;
 ti renderò grazie per un dono così bello.

WARWICK

 Fui io a dare il regno a tuo fratello.

RE EDOARDO

 E allora è mio, se non altro perché dono di Warwick.

WARWICK

 Il peso è grosso e tu non sei affatto Atlante.
 Gracile come sei, Warwick si riprende il suo dono;
 Enrico è il mio re, Warwick il suo suddito.

RE EDOARDO

 Ma il re di Warwick è prigioniero di Edoardo;
 e, prode Warwick, rispondi solo a questo:
 cos’è un corpo se non ha più la testa?

GLOUCEST ER

 Ahimè, Warwick non ha più azzeccato la carta giusta,
 e mentre pensava di carpire un bel dieci,
 il re veniva destramente sfilato dal mazzo!
 Lasciaste il povero Enrico nel palazzo del vescovo,
 dieci contro uno lo incontrerete dentro la Torre.

RE EDOARDO

 Proprio così; [a Warwick] tuttavia siete sempre Warwick.

GLOUCEST ER

 Su, Warwick, cogliete il momento: in ginocchio, in ginocchio.
 Allora? Battete il ferro, altrimenti si raffredda.

WARWICK

 Preferirei troncarmi questa mano in un sol colpo
 e con l’altra gettartela in faccia,
 piuttosto che abbassare le vele alla tua altezza.
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