Page 643 - Shakespeare - Vol. 1
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storiche si è andata modificando e facendo più complessa; Annabel
Patterson, ad esempio, rivaluta la «visione microscopica» degli eventi,
offerta dalla seconda edizione dello Holinshed (Reading Between the Lines,
1993). Cairncross ricorda tra i materiali utilizzati da Shakespeare i primi tre
libri della Regina delle Fate di Edmund Spenser, il trattato storico-allegorico
in versi Specchio dei governanti (A Mirror for Magistrates, 1559), il poema
di Arthur Brooke La tragica storia di Romeo e Giulietta, risalente al 1562, i
Salmi e la Bibbia. È comunque da sottolineare che Shakespeare si serve
liberamente delle fonti, trasformandole in azione drammatica, alla luce di
un processo di mediazione tra passato e presente in cui si confrontano
criticamente un’interpretazione degli eventi ancora provvidenziale ed etico-
religiosa e una più “moderna” visione rinascimentale, attenta al
pragmatismo e alla soggettività dei comportamenti umani. Le Guerre delle
Rose erano argomento “scottante” alla fine del Cinquecento, dal momento
che la vita terrena della Regina Elisabetta (ella stessa anomala figura di
monarca, non priva di inquietanti risvolti amazzonici) si avviava alla sua
conclusione, senza che esistessero eredi diretti; ma Shakespeare coglie nel
denso arazzo storico soprattutto una qualità teatrale, per cui le tensioni
drammatiche del play rivelano sotterranee analogie tra lo spettacolo della
regalità e la messinscena, il ruolo giocato dai pretendenti alla corona e la
recitazione degli attori sul palcoscenico.
Il carattere eminentemente teatrale della trilogia dell’Enrico VI (ovvero,
della quadrilogia comprendente Riccardo III) è stato messo in adeguato
rilievo da alcune produzioni contemporanee. Dopo secoli di scarso
interesse, la trilogia viene resuscitata nel maggio del 1906 a Stratford da
F.R. Benson, che ne offre una versione integrale. Messinscene più recenti
hanno riorganizzato la sequenza della trilogia, per porre ulteriormente in
risalto la potente drammaticità di questi testi “giovanili”: ricordiamo la
regia di Peter Hall nel 1963 con la Royal Shakespeare Company, e quella di
Michael Bogdanov, che dirige la English Shakespeare Company, nel 1987.
Nel frattempo, viene trasmessa nel 1983 l’edizione approntata per la BBC da
Jane Howell, che viene considerata una delle migliori dell’intero ciclo
televisivo shakespeariano.
Se si considera che uno dei motivi della rivalutazione dell’Enrico VI in questi
ultimi decenni è certamente legato alla nuova sensibilità per il teatro
storico-politico di Brecht, si può ben capire l’attenzione riservata da Giorgio
Strehler alla prima trilogia shakespeariana. E infatti nella stagione 1964-
1965 Strehler dirige per il Piccolo Teatro di Milano Il gioco dei potenti,
ovvero «le tre parti dell’Enrico VI, in una riduzione che preparai io, sulla
traduzione di Ludovici, al Teatro Lirico di Milano, cioè in una grande scena
[...] Fu certamente lo sforzo più grande che io abbia mai fatto come
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