Page 642 - Shakespeare - Vol. 1
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da Thomas Millington. Nel 1619 un nuovo editore, Thomas Pavier, raccoglie
quelle che di lì a poco diventeranno la seconda e la terza parte dell’Enrico
VI in un unico Quarto dal titolo L’intera contesa tra le famose casate
Lancaster e York (Q2). Lo stesso testo appare subito dopo - ma non
abbiamo l’indicazione esatta della data - in un Quarto stampato da
William Jaggard in cui sono raccolti dieci plays (Q3): sul suo frontespizio
appare il nome di William Shakespeare. Nell’in-folio del 1623 (F), stampato
anch’esso da Jaggard, troviamo invece - come s’è già detto - una
sequenza di tre opere ben collegate tra di loro, l’ultima delle quali è
diventata La terza parte di Enrico VI, con la morte del Duca di York.
Un altro aspetto controverso riguarda la diversa origine delle edizioni
stampate fino al primo nell’in-folio del 1623, perché la versione ospitata
dall’in-folio è notevolmente più lunga delle precedenti, e potrebbe derivare
da un manoscritto di Shakespeare (di cui, peraltro, non abbiamo traccia),
mentre nel caso di O, di Q1, di Q2 e di Q3, si tratterebbe di una stesura
concepita per la messa in scena, ricostruita sulla base della memoria degli
attori, forse soprattutto dei due che avevano recitato la parte di Warwick e
quella di Clifford. La teoria della memorial reconstruction, che risale a Peter
Alexander (1929), è stata contestata di recente da Steven Urkowitz e
ancora di più da Eric Sams. Sams preferisce pensare a varie redazioni della
stessa opera, come in un work in progress, a cui Shakespeare avrebbe
lavorato in momenti successivi della sua carriera, fino alla morte avvenuta
nel 1616. Ad ogni modo, l’edizione O e i tre Q contengono, oltre ad alcuni
ritocchi sostanziali, indicazioni sceniche assai più complete dell’edizione del
primo F, forse appunto a causa della loro destinazione teatrale, tanto da
suggerire ai curatori moderni di utilizzarle a integrazione del testo F, che
rimane la base di ogni edizione critica, tra cui si distinguono la New Arden
a cura di Andrew S. Cairncross (1964) e la già citata New Shakespeare di
Michael Hattaway (1993). Un’accurata analisi delle differenze stilistiche che
separano La vera tragedia del Duca di York dalla terza parte dell’Enrico VI è
stata condotta da Kathleen O. Irace (Reforming the ‘Bad’ Quartos, 1994),
mentre Barbara Hodgdon registra un mutamento ideologico tra le due
versioni fondamentali dell’opera che ci sono rimaste, distinguendo tra i
Quarti pro-York e un «Folio Lancaster» (The End Crowns All, 1991).
Le fonti di quella che chiameremo definitivamente la terza parte dell’Enrico
VI sono, ancora una volta, le Cronache cinquecentesche di Edward Hall
(L’unione delle due nobili e illustri famiglie Lancaster e York , 1548) e la
seconda edizione, già citata, delle Cronache d’Inghilterra, Scozia e Irlanda
di Raphael Holinshed (1587). Si discute ancora per stabilire quale di queste
due fonti abbia fornito a Shakespeare la prospettiva storica prevalente. Il
problema è complicato dal fatto che anche la lettura tradizionale delle fonti