Page 3077 - Shakespeare - Vol. 1
P. 3077
Scena V
Entra Romeo e Giulietta in alto, alla finestra.
GIULIET T A
Vuoi già andar via? Il giorno è ancora lontano.
È stato l’usignolo, non l’allodola,
che ha colpito l’incavo del tuo orecchio timoroso.
Canta ogni notte, laggiù, su quell’albero di melograno.
Credimi, amore, era l’usignolo.
ROMEO
Era l’allodola, la messaggera del mattino, non l’usignolo.
Guarda, amore, come quelle strisce di luce invidiose
coprono di merletti le nubi che si stanno aprendo, là, a oriente.
Le candele della notte si sono consumate,
e il giorno allegro si fa avanti in punta di piedi
sulle cime nebbiose dei monti.
Debbo andarmene e vivere, oppure restare e morire.
GIULIET T A
Quella luce non è l’alba, ne son sicura, io.
È una meteora, 77 emanata dal sole per illuminarti la strada
e scortarti, stanotte, come un servo con la torcia,
sino a Mantova. Ecco perché puoi ancora restare:
non c’è bisogno che te ne vada.
ROMEO
Mi prendano pure, mi mettano a morte,
sono contento se è questo che tu vuoi.
Dirò che quel barlume grigio non è l’occhio del mattino,
ma il pallido riflesso del viso di Cinzia;
che non è l’allodola a percuotere con le sue note la volta del cielo,
così alta sulle nostre teste.
Ho più desiderio di restare che voglia d’andarmene.
Vieni pure morte, sii la benvenuta, Giulietta vuole così.
Che c’è, anima mia? Parliamo. Non è ancora giorno.
GIULIET T A
È giorno, è giorno. Via di qui, presto, fuggi.
È l’allodola che stona in questo modo,

