Page 3011 - Shakespeare - Vol. 1
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era troppo buona, per me. Ma, stavo dicendo,
la notte della vigilia lei compirà quattordici anni,
ci giurerei, non ho dubbi io, me lo ricordo bene...
Sono passati undici anni da quel terremoto,
e fu proprio allora, tra tutti i giorni dell’anno
che cominciai a toglierle il latte, mica me lo dimentico, io,
che mi ero messa dell’assenzio sul capezzolo,
e me ne stavo seduta al sole, appoggiata a un muro,
sotto la colombaia. Voi e vostro marito eravate a Mantova.
Ho una buona memoria, io, ma, come dicevo,
appena sentì l’assenzio sul capezzolo, poverina,
della mia tetta, e lo sentì amaro,
bisognava vederla, come cominciò a strapazzarmela tutta,
la mia mammella, una furia, e la colombaia “scappa”, disse,
ma non ce n’era bisogno, ve l’assicuro, di ordinarmelo.
E son passati già undici anni, che stava già in piedi, lei,
da sola, per Dio, che se ne correva e sgambettava
da tutte le parti, e il giorno prima s’era rotta qui la testa,
e mio marito, Dio l’abbia in gloria, era un tipo allegro lui,
la tirò su e le disse, ehi, cadi sulla pancia?
Quando sarai più furba cadrai sulla schiena, eh, Giulietta?
E lei, per la madonna, 17 smise di piangere, quella birbantella,
e disse “sì”! E pensare come uno scherzo può diventare vero!
Vivessi mille anni, non la dimenticherei mai,
quella scena. “Cadrai sulla schiena, eh, Giulietta?”,
e lei, la stupidina, “sì”, e smise di piangere.
DONNA CAPULETI
Ne ho abbastanza, ti prego, stai zitta.
NUT RICE
Sì, signora, certo, ma non ce la faccio a non ridere,
se ripenso a come smise di piangere, e disse “sì”,
e, ve lo giuro, aveva un bozzo sulla fronte,
come un testicolo di galletto, una botta pericolosa s’era presa,
e non la smetteva più di piangere, ma quando mio marito
“Ehi”, le disse, “sei caduta sulla pancia? Quando
sarai più grande imparerai a cadere sulla schiena,
non è vero, Giulietta?” lei “sì” disse,
e smise subito di piangere.

