Page 3006 - Shakespeare - Vol. 1
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CAPULET I

     Già, presto maritate, presto rovinate.
     Tranne lei, la terra ha già inghiottito tutte le mie speranze,
     e Giulietta è rimasta adesso l’unica padrona
     della mia terra e delle mie speranze.
     Ma corteggiatela pure, gentile Paride, conquistate il suo cuore.
     La mia volontà è soltanto un accessorio della sua decisione:
     se lei è d’accordo, dentro la sua scelta
     sarà il mio consenso e il mio pieno accordo.
     Stasera, secondo un’antica tradizione, c’è una festa a casa mia,
     cui ho invitato gli amici che amo, e voi fra quelli.
     Aumentatene il numero con la vostra presenza, sarà la più cara.
     Nella mia povera casa potrete vedere stanotte calpestare la terra
     quelle stelle che son solite illuminare l’oscurità del cielo.
     Quell’ardore che sentono i giovani vigorosi quando Aprile, 11
     tutto in ghingheri, sta ormai per raggiungere lo zoppicante inverno,
     quel piacere d’essere tra freschi germogli femminili,
     lo proverete stanotte, a casa mia.
     Ascoltatele tutte, guardatele tutte, e innamoratevi
     di quella il cui merito vi sembrerà superiore,
     dopo averle tutte osservate, mia figlia compresa,
     contata per uno ma non valutata per prima.
     Su, venite con me. (Al servo.) E tu, ragazzo, arranca
     per tutta la bella Verona, trova le persone
     i cui nomi sono qui scritti e riferisci che stasera
     la mia gioia e quella di casa mia dipendono da loro.

                                                                 Escono (Capuleti e Paride).

     SERVO

Trova le persone i cui nomi sono scritti qui. È scritto che il calzolaio debba
occuparsi del suo metro, il sarto della forma delle scarpe, il pescatore del
pennello e il pittore delle reti; ma me mi mandano a trovare le persone i
cui nomi sono scritti qui, e io i nomi che ha scritto chi ha scritto qui non
saprò mai trovarli. Devo trovare uno che abbia studiato. Forza!

                                  Entrano Benvolio e Romeo.

     BENVOLIO

     Su, caro mio, un fuoco ne divora un altro,
     un dolore s’attenua quando un dolore più grande addolora,
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