Page 2753 - Shakespeare - Vol. 1
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Entrano Bolingbroke e Mowbray. 2

BOLINGBROKE

 Lunga vita, e tutta di giorni felici
 al mio grazioso sovrano, mio beneamato signore!

MOWBRAY

 E che ogni giorno sia più felice dell’altro,
 sino a che i cieli, per gelosia di una terra così fortunata,
 non avran reso immortale anche la vostra corona!

RICCARDO

 Vi ringraziamo entrambi; ma uno di voi è del tutto insincero.
 Ben lo dimostra la causa stessa della vostra venuta:
 una reciproca accusa di alto tradimento.
 Cugino di Hereford, cos’hai da contestare
 al Duca di Norfolk, Tommaso Mowbray?

BOLINGBROKE

 Innanzitutto - il cielo sia testimone di quanto dico -
 con tutto l’affetto di un suddito devoto
 a cui sta a cuore la preziosa esistenza del mio principe,
 e libero da ogni altro odio indegno di un uomo,
 vengo al tuo regale cospetto in veste di accusatore.
 E ora, Tommaso Mowbray, è a te che mi rivolgo;
 e sta’ bene a sentire quel che ti dico, poiché quel che dico
 lo proverà su questa terra la mia persona,
 o la mia anima immortale ne risponderà in cielo.
 Tu sei un traditore e uno scellerato:
 un nobile troppo nobile per tradire, troppo ignobile per vivere,
 ché quanto più luminoso e limpido è il cielo
 tanto più fosche sembran le nubi che l’attraversano.
 Ancora una volta, ad aggravare l’infamia della parola,
 quel turpe nome di traditore io te lo caccio in gola,
 e prima di andare - se così piace al mio sovrano -
 vorrei provare tutto quello che dico, spada alla mano.

MOWBRAY

 Vi parlo a sangue freddo, ma non per difetto di zelo.
 Non si decide con una rissa tra donne,
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