Page 2560 - Shakespeare - Vol. 1
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La primavera, l’estate ed il fecondo autunno,
 e l’iracondo inverno, si sono scambiate
 le livree; e il mondo sbalordito
 non più dai lor prodotti distingue le stagioni.
 E questa progenie di malanni
 nasce dal nostro conflitto, dal nostro dissenso.
 Noi l’abbiamo generata, ne siamo noi la causa.

OBERON

 Sta a te farne ammenda, o Titania.
 Perché devi crucciare il tuo sovrano?
 Altro non reclamo che il giovinetto trafugato
 per farne un mio scudiero.

T IT ANIA

                Metti l’animo in pace.
 A pagarlo non basta l’intero regno delle Fate.
 Sua madre era devota all’ordine mio
 e a sera, nel profumato aere dell’India,
 tante volte m’è stata compagna, con me assisa
 sulle dorate sabbie di Nettuno ad osservare
 le navi dei mercanti che solcavano il mare.
 E abbiamo riso insieme a guardare le vele
 impregnate dal vento lascivo;
 e lei (già in grembo portava il carico prezioso del mio paggio)
 ad imitarle con passo aggraziato e rollante.
 E poi fingeva di far vela a terra, per me
 a raccogliere inezie, e ritornava,
 ricca di mercanzie, come da lungo viaggio.
 Ma lei, mortale, morì di questo suo bambino;
 che per amor suo voglio allevare, e mai,
 appunto per amor suo, separarlo da me.

OBERON

 Quanto vorrai restare in questa selva?

T IT ANIA

 Forse fin dopo le nozze di Teseo.
 Se tu, in buona pace, vorrai danzar con noi,
 e al chiar di luna contemplar vorrai
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