Page 2549 - Shakespeare - Vol. 1
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ERMIA
Io lo guardo accigliata, eppure egli m’adora.
ELENA
Ah, potesse il mio sorriso imparar dal tuo cipiglio!
ERMIA
Io lo maledico, e lui mi rende amore.
ELENA
Ah, potesse così il mio pregar toccargli il cuore!
ERMIA
Più io l’odio e più mi viene appresso.
ELENA
Più io l’amo e più lui mi detesta.
ERMIA
Elena, la sua follia non è colpa mia.
ELENA
Non è colpa di nessuno, tranne della tua bellezza. Io vorrei avere
quella colpa!
ERMIA
Questo ti sia di conforto; egli non vedrà più il mio volto.
Lisandro ed io da qui vogliam fuggire.
Quando non conoscevo ancor Lisandro
mi pareva che Atene fosse il Paradiso.
Oh qual potere alberga nel mio cuore se esso fu capace
di trasformare un cielo in un inferno!
LISANDRO
Elena, di un nostro piano ti metterò a parte.
Domani notte, allor che in ciel Febea 9
l’argenteo volto nello specchio equoreo si mira,
e con liquide perle adorna i fili d’erba
(sempre tempo propizio per i transfughi amanti)
contiamo d’uscire inosservati per le porte d’Atene.

