Page 2545 - Shakespeare - Vol. 1
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E così crescerò, così vivrò, così morrò, mio Signore,
anziché cedere il privilegio della mia verginità
a questo giovane, al cui giogo indesiderato
l’anima mia non riconosce sovranità.
T ESEO
Prendi tempo, e rifletti. E al prossimo novilunio
nel giorno che salderà la mia amata e me
in un vincolo di perpetuo connubio,
in quello stesso giorno preparati a morire
per disobbedienza ai voleri di tuo padre;
oppure a sposar Demetrio, secondo il suo desiderio;
o ancora, a votarti, sull’altare di Diana,
per sempre a vita solitaria ed austera.
DEMET RIO
Ma cedi, Ermia bella! E anche tu, Lisandro, deponi
la tua folle pretesa di fronte al mio indiscutibile diritto.
LISANDRO
Tu hai l’amore di suo padre, Demetrio.
Lascia a me quello d’Ermia. E sposa Egeo!
EGEO
Insolente Lisandro! Per certo egli m’è caro.
E in virtù di questo affetto, tutto quanto è mio suo diverrà.
Ermia appartiene a me, ed ogni mio diritto su di lei
consegno ora a Demetrio.
LISANDRO
Mio signore, provengo come lui
da famiglia illustre e facoltosa. Il mio amore
supera il suo; le mie fortune sono pari alle sue -
se maggiori non sono. E, ciò che più conta,
l’amor mio è ricambiato dalla bella Ermia.
E dunque perché rinunciare al mio diritto?
Demetrio - glielo dico in faccia - amava Elena,
la figlia di Nedar, ed avea conquistato l’animo suo.
E lei, dolce fanciulla, spasima,
ardentemente spasima, spasima d’idolatria,

