Page 2255 - Shakespeare - Vol. 1
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(legge) Gran deputato, della celeste volta vicereggente, e solo dominator
di Navarra, dell’anima mia terrestre nume, e del mio corpo nutricante
patrono...

     MELACOT T A

Di Melacotta sinora nemmanco una sola parola...

     RE

Così l’è ita...

     MELACOT T A

Sarà ita così; ma se lo dice lui, per dire la verità, sarà ita così o cosà.

     RE

Andiamo, un po’ di pace!

     MELACOT T A

Per me e per ciascheduno che ha fifa di fare a botte.

     RE

Chiudi il becco!

     MELACOT T A

Sugli affari degli altri, mi raccomando.

     RE

Così l’è ita che, assediato da fosca melancolia, io affidai il negro
opprimente umore alla salubrissima medicina dell’aria tua risanante; e,
com’è vero ch’io son gentilomo, donammi a deambulare. L’ora in cui?
Intorno all’ora sesta, quando di più il bestiame bruca, gli osei dan più di
becco, e siedono i morituri a quella nutricazione vocata cena. Ciò basti per
l’ora in cui. Ora in quanto al terreno il quale - sul quale, volea dire,
incedevo. Nomato è il parco tuo. Dipoi per il luogo in cui - ove, intendo, io
m’imbattei in quell’osceno e assurdissimo evento che trae dalla mia
bianconivea penna l’inchiostro ebanaceo che tu miri, ammiri, rimiri o vedi.
Ma per tornare al luogo in cui. Esso incombe a tramontana e verso levante
dall’angolo occiduo del tuo dedaléo verziere. Là io vidi quell’ignobile uomo
de’ campi, quel minimo pesciolino del tuo diporto... 8

     MELACOT T A
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