Page 2104 - Shakespeare - Vol. 1
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SAT URNINO
Muori, folle canaglia, per quest’atto maledetto.
Uccide Tito.
LUCIO
Può l’occhio di un figlio veder sanguinare il padre?
Misura per misura, morte per un atto di morte.
Uccide Saturnino.
MARCO
Voi, uomini rattristati, popolo e figli di Roma,
divisi dai tumulti, come uno stormo di uccelli
disperso dai venti e dalle raffiche della tempesta,
oh, lasciate che v’insegni come riunire
questo grano sparpagliato in un covone comune,
queste sparse membra in un unico corpo, 287
perché Roma non sia veleno contro se stessa
e, mentre regni potenti la riveriscono,
come un fuorilegge derelitto e disperato
non esegua su se stessa una vergognosa fine.
Ma se questi segni miei di brina e queste crepe di vecchiaia, 288
gravi testimoni di un’esperienza vera,
non sanno indurvi ad ascoltare 289 le mie parole,
parla tu, amico caro di Roma, 290 come fece il nostro progenitore
quando con lingua solenne narrò all’orecchio,
triste per l’ascolto, di Didone malata d’amore,
la storia di quella funesta notte di fuoco
quando gli astuti Greci sorpresero la Troia del re Priamo.
Raccontaci quale Sinone ha incantato le nostre orecchie,
o chi ha introdotto la macchina fatale
che infligge alla nostra Troia, Roma, la ferita civile. 291
Il mio cuore non è fatto 292 di selce e di acciaio,
e non so manifestare tutto il nostro amaro dolore,
senza che fiumi di lacrime mi affoghino la parola
e interrompano il mio discorso, proprio quando
esso dovrebbe indurvi a prestarmi più attenzione
e obbligarvi alla pietà.
Qui è il giovane capitano di Roma, racconti lui i fatti,
mentre io mi metto da parte e piango ad ascoltarlo.
LUCIO