Page 2025 - Shakespeare - Vol. 1
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E a te con la tua, mio signore. Non dico di più,
né ti auguro di meno. E così mi congedo.
SAT URNINO
Traditore, se Roma ha legge e noi potere,
tu e la tua fazione vi pentirete di questo rapimento.
BASSIANO
Rapimento lo chiami, mio signore, prendere il mio,
il mio sincero promesso amore e, ora, mia moglie?
Ma che decidano tutto le leggi di Roma:
intanto, possiedo ciò che è mio.
SAT URNINO
Bene, signore, tu tagli corto con noi,
ma se vivremo, saremo altrettanto taglienti con te.
BASSIANO
Mio signore, di ciò che ho fatto dovrò rispondere
il meglio che posso, e lo farò a costo della vita.
Solo questo vorrei che Vostra Grazia sapesse:
nel nome della lealtà che io devo a Roma,
questo nobile gentiluomo, Tito, qui presente,
è stato offeso nella reputazione e nell’onore,
lui che, per liberare Lavinia, ha ucciso
di sua mano il suo più giovane figlio,
per fedeltà a te, e perché mosso a gran collera
nell’esser contrastato in ciò che generosamente aveva dato.
Accoglilo dunque nel tuo favore, Saturnino:
in tutti i suoi atti egli si è dimostrato
un padre ed un amico per te e per Roma.
TITO
Principe Bassiano, smettila di difendere i miei atti;
sei tu, e quelli, che mi avete disonorato.
Roma e il giusto cielo siano i miei giudici,
su come ho amato e onorato Saturnino.
T AMORA
Mio degno signore, se mai Tamora