Page 1993 - Shakespeare - Vol. 1
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PREFAZIONE

Sangue e orrore senechiani, ma, a differenza di Seneca, non raccontati dal
Coro e dai personaggi, bensì mostrati clamorosamente sulla scena;
sensuosa liricità ovidiana, ma, a differenza di Ovidio, non trasmessa da una
voce narrante, bensì innestata negli scambi drammatici: in questa ardua
commistione, e trasformazione, di modi teatrali e letterari sta forse la
principale scommessa ideativa del giovane Shakespeare nel Tito
Andronico. Non è, poi, da sottovalutare, in questa sua prima
sperimentazione del tragico, l’influsso della struttura tipicamente
elisabettiana della tragedia di vendetta, in particolare della Spanish
Tragedy di Thomas Kyd, che suggeriva una dinamica di azione elementare,
ma straordinariamente efficace: danno subito, escogitazione dei modi della
vendetta, esecuzione del piano in una ecatombe finale. Di fatto, il tema
della vendetta si propone qui quale principio strutturante dell’azione;
mentre l’orrore e il pathos, di ascendenza senechiana e ovidiana,
informano le qualificazioni e i rapporti dei personaggi, nonché le valenze
immaginarie dell’azione stessa.
Azione di vendetta violenta, come s’è detto, che appartiene al gusto della
prima vera fioritura teatrale elisabettiana (influenzata da Seneca anche
nello schema astratto della vendetta quale meccanismo essenziale del
tragico), e che tuttavia doveva risultare ancora popolare ben entro il
Seicento, come testimonia, ad esempio, un gustoso riferimento
obliquamente polemico di Ben Jonson, a questa tragedia shakespeariana e
all’opera seminale del Kyd, nella sua commedia Bartholomew Fair del
1614.
Nella «Induction» (scena introduttiva) Ben Jonson presenta infatti un
divertente e divertito dialogo tra il direttore del teatro, il suggeritore e lo
scrivano, da cui risulta che, per volontà dell’autore, si darà il via allo
spettacolo solo se il pubblico sottoscriverà tutti gli articoli di un patto;
patto che lo scrivano legge e che prevede come condizioni le seguenti: che
gli spettatori restino a sedere per tutta la durata della rappresentazione,
che essi reagiscano a seconda del prezzo del biglietto pagato, che non si
facciano influenzare l’uno dall’altro, e che esprimano un giudizio, quale che
sia, sicuro e costante, non modificabile l’indomani. E a questo proposito si
aggiunge: «Chi giurerà che Jeronimo [il protagonista della Spanish
Tragedy] o Andronicus sono ancora i drammi migliori non sarà qui
riprovato, essendo uomo il cui giudizio si mostra costante ed è rimasto
immutato in questi ultimi venticinque o trenta anni».
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