Page 1647 - Shakespeare - Vol. 1
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EGEONE
Eppure sono certo del contrario.
DROMIO E.
Invece io no: e poi, qualunque cosa vi si dica, voi siete ora costretto ad
accettarla.
EGEONE
Non ricorda neppure la mia voce.
Com’è spietato il tempo, che ha ferito
e spezzato la mia povera lingua,
se in soli sette anni il mio figliolo,
il solo che mi resta, non conosce
i miei deboli accenti, ora distorti
dagli affanni e dal pianto. Questo volto,
così segnato, è certo ora nascosto
dal nevischio invernale, che lo imbianca
e gli toglie ogni linfa, e gela il sangue.
Pure ho qualche barlume di memoria
nel buio della mente, agli occhi miei
quasi spenti rimane fioca luce,
e le mie orecchie colgono, pur stanche,
deboli echi: non posso sbagliare,
tu sei mio figlio Antifolo, lo so.
ANTIFOLO E.
Mio padre? io non l’ho mai conosciuto.
EGEONE
Sette anni fa, ragazzo, a Siracusa,
sai bene che ci siamo separati.
Ma forse ti vergogni a riconoscere
un padre in questa triste situazione.
ANTIFOLO E.
Lo sanno il Duca, e quanti mi conoscono:
non ho mai messo piede a Siracusa.
DUCA
Per vent’anni, mercante, sono stato