Page 1642 - Shakespeare - Vol. 1
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Chiedo giustizia, mio grazioso Duca,
     in nome dei servigi che ti ho reso
     combattendo e salvandoti la vita
     a costo di ferite. Per il sangue
     che ho versato per te, chiedo giustizia.

     EGEONE

[a parte]
     Se non è la paura della morte
     che mi ottenebra i sensi, io vedo Antifolo,
     mio figlio, e Dromio.

     ANTIFOLO E.

                    Sì, chiedo giustizia,
     signore, e proprio contro quella donna
     che tu un giorno mi hai dato come sposa
     e che oggi stesso mi ha disonorato,
     all’oltraggio aggiungendo atroci insulti
     con impudenza che non so descrivere
     e che è al di là di ogni immaginazione.

     DUCA

     Dimmi tutto, e vedrai che sarò giusto.

     ANTIFOLO E.

     Quest’oggi, mio signore, mi ha lasciato
     fuori dall’uscio, mentre in casa mia
     lei si dava bel tempo con gentaglia.

     DUCA

     L’accusa è grave: la confermi, donna?

     ADRIANA

     No, signore. Egli stesso, e mia sorella,
     hanno pranzato in casa, insieme a me.
     Posso giurarlo sulla vita eterna.

     LUCIANA

     Che non veda la luce, che non dorma
     la notte, mio signore: ha detto il vero.
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