Page 1601 - Shakespeare - Vol. 1
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consente di arrivare a un po’ di pace.
ANTIFOLO S.
Signora, io non conosco il vostro nome,
né so per qual miracolo sappiate
come mi chiamo io. Ma il vostro fascino
e la vostra saggezza vi rivelano
più divina che umana: questo so.
Ditemi voi quello che devo fare,
quel che devo pensare; il mio sentire
è grossolano, avvolto negli errori
di una natura debole, terrena,
superficiale: perché mai cercate
di innalzarlo a dispetto dei suoi limiti,
in un regno per me del tutto incognito?
Forse siete una dea? Forse potete
insegnarmi a rinascere? D’accordo,
trasformatemi; 37 io a questo non mi oppongo.
Ma finché io rimango quel che sono,
rifiuto quella donna lamentosa,
vostra sorella, come moglie; a lei
non devo nulla; e certo nel suo letto
non entrerò, ché è solo a voi che penso.
Non indurmi, sirena, col tuo canto
ad affogare nel mare di lacrime
di quella donna; canta per te stessa,
e ti amerò. Quei tuoi capelli d’oro
sciogli sui flutti argentei; in questo letto
fra le tue braccia io sarò felice
di giacere, sapendo che la morte
è conquista gloriosa e appagamento.
E l’amore, se è effimero e se è lieve,
si estingua pure, se a me verrai meno. 38
LUCIANA
Ma tu sei pazzo! stai farneticando!
ANTIFOLO S.
Pazzo d’amore, certo. 39 Non so come.
LUCIANA