Page 1590 - Shakespeare - Vol. 1
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No. Io sono una scimmia.
LUCIANA
No, un somaro.
Ecco quello che sei, se proprio credi
di esserti trasformato in qualche cosa.
DROMIO S.
È proprio vero, perché lei mi sferza,
e io cerco solo un po’ d’erbetta fresca.
Sono un asino, sì, perché altrimenti
non si spiega che io non la conosca
mentre lei mi conosce così bene.
ADRIANA
Basta, non voglio fare più la sciocca
piagnucolando mentre ad una voce
servo e padrone ridono di me.
A tavola, signore. Tu, al portone.
Quest’oggi, sposo, pranzeremo insieme
e a me confesserai le tue mancanze.
Tu, Dromio, a chi ti chiede del padrone,
dirai che pranza fuori, e bada bene
che non entri nessuno. Su, sorella,
vieni con me. Mi raccomando, Dromio,
cerca di fare bene il tuo dovere.
ANTIFOLO S.
[a parte]
Sono in cielo, in terra, o già all’inferno?
È sonno o veglia, ragione o non-senso?
A questi familiare, a me straniero?
Farò quel che mi dicono, e andrò avanti
fino alla fine, a rischio di smarrirmi
in questa nebbia. Sono pronto a tutto.
DROMIO S.
Signore, allora io resto qui al portone?
ADRIANA