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narra quel che è accaduto, a loro e a te.
EGEONE
Il mio figlio minore, 4 non minore
per la cura e l’affetto che gli porto,
decise a diciott’anni di cercare
il fratello perduto, e mi chiedeva
che col suo servo, egualmente privato
del suo gemello, ma non del suo nome,
lo lasciassi partire alla ventura.
Io da un lato ero ansioso di riavere
un figlio, ma dall’altro paventavo
di perdere anche il solo a me rimasto.
Per cinque estati ho percorso le terre
più remote di Grecia, ho superato
i confini dell’Asia; nel ritorno,
lungo le coste, sono giunto a Efeso,
senza alcuna speranza, ma deciso
a non lasciare nulla d’intentato,
in nessun luogo abitato dall’uomo.
Finisce qui, lo vedi, la vicenda
della mia vita; e ne sarei felice
se nella morte avessi la certezza
che sono ancora vivi i miei due figli.
DUCA
O misero Egeone, com’è dura
la sorte che i tuoi fati ti hanno imposto.
Credimi, se non fosse violazione
delle leggi, del mio potere stesso,
della mia dignità, del giuramento
che nessuno potrebbe mai tradire,
l’animo mio ti sarebbe vicino
e sosterrebbe la tua causa. A morte
sei stato condannato, e la sentenza
non si può revocare senza danno
del nostro onore; eppure voglio ancora
favorirti per quanto è in mio potere.
Ecco, mercante, hai un giorno di tempo.
Cerca aiuto fra tutti i tuoi amici,
se ne hai qualcuno a Efeso; implora