Page 1324 - Shakespeare - Vol. 1
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Perdonate, signore, ma l’ardire è mio,
ché, essendo straniero in questa città,
mi faccio pretendente di vostra figlia,
di Bianca, la bella e virtuosa.
Né mi è ignota la vostra risoluzione
di far prima 116 sposare la maggiore.
Io non chiedo che questa libertà,
una volta accertati i miei natali,
d’essere accolto fra gli altri pretendenti
e avere accesso e favore al par di loro.
E per l’educazione delle vostre figliuole
io qui vi offro un modesto strumento,
e questo pacchetto di libri greci e latini.
Se li accettate, ne aumenterà il valore.
BAT T IST A
Vi chiamate Lucenzio? E di dove, vi prego?
T RANIO
Di Pisa, signore, figlio di Vincenzo.
BAT T IST A
Un uomo di peso a Pisa. Per fama
lo conosco bene. Siete il benvenuto, signore.
[A Ortensio.] Prendete il liuto, e voi [A Lucenzio.] i libri.
Andrete subito dalle vostre allieve.
Ehi, di casa!
Entra un Servo.
Tu conduci questi signori
dalle mie figlie, e di’ a entrambe
che sono i loro precettori, e li trattino bene.
[Escono il Servo, Ortensio, Lucenzio, Biondello.]
Noi andremo a fare due passi nel giardino, 117
e poi a pranzo. Siete più che benvenuti,
e così vi prego di considerarvi tutti.
PET RUCCIO
Signor Battista, il mio affare urge,
e mica posso venire ogni giorno a far la corte. 118
Conoscevate bene mio padre, e in lui me,