Page 1081 - Shakespeare - Vol. 1
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m’ha ritorto sul capo la mia falsa invocazione
e m’ha dato sul serio ciò ch’io chiesi per burla.
Così egli costrinse le spade dei malvagi
a rivolger le loro punte contro il petto di chi l’impugna.
Così la maledizione di Margherita piomba pesante sul mio collo:
«Quando egli», disse, «ti spezzerà il cuore dal dolore,
ricordati di Margherita che te l’aveva vaticinato!»
Andiamo, guardie, menatemi al ceppo della vergogna;
al delitto non tocca che il delitto, e all’infamia l’infamia.
Esce con le guardie.
Scena II EN
Entrano Richmond, Oxford, Blunt, Herbert ed altri, con tamburi e
bandiere.
RICHMOND
Compagni d’arme ed amici fedelissimi
feriti dal giogo della tirannia,
fin qui abbiamo marciato
inoltrandoci senza impedimenti nelle viscere del paese;
e qui riceviamo dal nostro patrigno Stanley
un messaggio di valido sostegno e di incoraggiamento.
Lo sciagurato cinghiale, micidiale e usurpatore,
che ha devastato i vostri campi e le vostre vigne feraci,
tracanna come pastone il vostro sangue caldo e insedia il suo truogolo
nei vostri petti dilaniati - questo immondo maiale
si trova in questo momento, a quanto apprendiamo,
al centro di quest’isola, presso la città di Leicester.
Da qui, Tamworth, a lì c’è soltanto un giorno di marcia.
Nel nome di Dio, avanziamo animosamente, amici coraggiosi,
a mietere il raccolto d’una pace permanente,
con quest’unica sanguinosa prova di crudele guerra.
OXFORD
La coscienza di ciascuno di noi vale mille uomini,
per combattere contro questo infame assassino.
HERBERT
Non dubito che i suoi amici passeranno dalla nostra parte.