Page 1036 - Shakespeare - Vol. 1
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BUCKINGHAM
Null’altro, spero, se non ciò che piace a Dio in cielo
ed a tutti gli onest’uomini di questa isola priva di governo.
RICCARDO
Temo d’aver commesso qualche colpa
che abbia offeso gli occhi della Città
e che voi veniate a riprendere la mia ignoranza.
BUCKINGHAM
È vero, monsignore: magari piacesse a vostra Grazia, accogliendo
le nostre preghiere, di rimediare alla vostra mancanza.
RICCARDO
E perché vivrei, altrimenti, in un paese cristiano?
BUCKINGHAM
Sappiate dunque che la vostra mancanza sta nell’abdicare
al supremo seggio, al trono augusto,
all’ufficio scettrato dei vostri antenati,
al rango del vostro destino, a ciò che vi spetta per nascita,
alla gloria ereditaria della vostra Casa reale,
in favore d’una stirpe marcia e guasta;
mentre, per la mansuetudine dei vostri torpidi pensieri -
che noi qui risvegliamo, per il bene del nostro paese -
la nobile isola è privata dei suoi organi;
il volto sfigurato dalle cicatrici dell’infamia,
il suo ceppo regale innestato da ignobili piante
e quasi immerso nel baratro divoratore
della buia dimenticanza e del più profondo oblio.
In riparazione di ciò, noi sollecitiamo ardentemente
vostra Grazia ad assumere il carico
e il governo reale di questo vostro paese,
non da Protettore, amministratore e reggente
e da umile fattore, a vantaggio d’altri,
ma come vostro diritto innato, trasmesso
di generazione in generazione, vostro dominio assoluto, vostro
possesso.
Per questo, unito ai cittadini -
vostri ossequentissimi e devoti amici, -