Page 1034 - Shakespeare - Vol. 1
P. 1034
Allora, Catesby, che cosa risponde alla nostra istanza il vostro signore?
CAT ESBY
Egli prega vostra Grazia, mio nobile signore,
di tornare domani, o il giorno dopo;
è in casa con due padri reverendissimi
piamente immerso in meditazione,
e non desidera esser disturbato da istanze mondane
che lo distolgano dai suoi devoti esercizi.
BUCKINGHAM
Buon Catesby, torna dal grazioso duca;
digli che io stesso, il sindaco e gli assessori
siamo venuti a conferire con sua Grazia
intorno a gravi problemi, in materia di grande momento,
che interessano niente meno che il nostro bene comune.
CAT ESBY
Gli comunicherò immediatamente quanto dite.
Esce.
BUCKINGHAM
Ah, ah, monsignore, questo principe non è un Edoardo:
non se ne sta coricato su un lascivo letto d’amore,
ma ginocchioni, in meditazione;
non si sollazza con un paio di cortigiane,
ma medita assieme a due profondi teologi;
non dorme, per ingrassare il suo corpo ozioso,
ma prega, per arricchire la sua vigile anima.
Felice sarebbe l’Inghilterra se sua Grazia, questo virtuoso principe,
volesse addossarsene la sovranità.
Ma ho proprio paura che non riusciremo a convincerlo.
SINDACO
Diamine, Dio non voglia che sua Grazia ci dica di no!
BUCKINGHAM
Ho paura che sarà così.
Entra Catesby.