Page 589 - Galileo. Scienziato e umanista.
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49  Galileo a Vinta, 30 ottobre e 20 novembre 1609, e a Cristina, 16 gennaio e 11

                febbraio  1609  (OG  10,  p.  263,  268,  226-28).  Cristina  consegnò  la  lettera;  Vinta
                rintracciò i debitori morosi in Polonia; la prova che Piersanti passò le lettere è il fatto

                che esse siano sopravvissute tra le carte di Galileo.
                    50  Galilei [1610, 1989], p. 65 (destino). Attorno all’«opposizione», quando sono

                nel  punto  piú  vicino  alla  Terra,  Giove,  Marte  e  Saturno  (i  «pianeti  superiori»)
                sembrano muoversi di moto «retrogrado», spostandosi da est a ovest nella direzione

                del moto diurno delle stelle, mentre per la maggior parte del tempo seguono un moto
                «diretto», da ovest a est, nella direzione del moto apparente del Sole lungo l’eclittica.

                In base alla teoria copernicana, la loro retrogradazione è una conseguenza del fatto che
                la Terra sia collocata tra i pianeti superiori; in base alla teoria tolemaica, il fenomeno

                non è altro che un fatto bruto. Cfr. infra, cap. VII, § 2.
                    51
                       Cozzi e Cozzi [1984], p. 23; Cozzi [1979], pp. 79-87.
                    52  Glorioso a Terrentius, 29 maggio 1610 (OG 10, pp. 363-64); Favaro [1983], vol.

                I, pp. 329-333 e [1966], vol. II, pp. 90-91, 256-58.
                    53
                       Drake [1999], vol. I, pp. 387-90; Galilei [1610, 1989], pp. 64-69.
                    54
                        Dupré  [2006],  p.  361.  Prima  del  1610  anche  Galileo  credeva  che  le  stelle
                riflettessero la luce del Sole (se, in effetti, «Alimberto Mauro» era lui: cfr. supra, cap.

                IV, § 1); Drake [1976a], pp. 90-91, 97, 120.
                    55  Reeves [1997], pp. 23-38 ed Egerton [1991], pp. 248-50, suggeriscono che sia

                stata la conoscenza della prospettiva da parte di Galileo ad aiutarlo nel riconoscimento
                dell’alone lunare.

                    56  Keplero a Galileo, 19 aprile 1610 (OG 10, pp. 322, 327, 331-32), e in Keplero
                [1610, 1972], pp. 46-53 e [1610, 1993], pp. 20-22; Pantin, ibid., pp. LXVIII-LXIX.

                    57  Sarpi [1996], pp. 33-38, in particolare 38, e Sosio, ibid., pp. CLXXII-CLXXIV.

                Jacoli  [1874],  pp.  386,  390,  sottolinea  che  Gualterotti  spiegò  l’alone  lunare  come
                conseguenza della brillantezza della Terra nel 1605, in un discorso che pubblicò e che

                è probabile che Galileo conoscesse.
                    58
                       Drake [1999], vol. I, pp. 391-92; Galilei [1610, 1989], p. 84.
                    59  OG 10, p. 280.
                    60  Ramsay e Licht [1997], pp. 62-64.
                    61
                       Vinta a Galileo, 6 e 20 febbraio, e Galileo a Vinta, 6 febbraio 1610 (OG 10, pp.
                281-85).

                    62  Galilei [1610, 1989], pp. 31-32 (dedica); cfr. Biagioli [1993], pp. 127-30.
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