Page 698 - Galileo Galilei - Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
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matematici e artisti inferiori; anzi, come nel caso di Cartesio, l’intera fisica. È chiaro che
          Sagredo e Salviati sorridono sprezzanti e invitano Simplicio a scendere per un istante
          dal  suo  seggio  aristotelico.  Si  direbbe  che  qui  Galileo  avesse  già  dimenticato  quelle
          critiche: senza dubbio, la sensazione di avere la certezza può essere formidabile, e se poi
          i fatti non obbediscono, ci si arrabbia con il buon Dio. Come diceva Einstein, «peggio
          per i fatti», e quindi «peggio per il metodo».
          45   Qui  l’atteggiamento  metodologico  di  Galileo  è  tanto  vicino  a  quello  di  Cartesio

          quanto  lontano  da  quello  di  Bacone,  con  il  quale  tuttavia  val  la  pena  di  istituire  un
          confronto. Francis Bacon aveva scritto un testo che aveva intitolato De fluxu et refluxu
          maris,  ed  era  un  manoscritto  precedente  al  Discorso  del  flusso  e  reflusso  del  mare,
          redatto da Galileo nel 1616. Ci consta che Galileo conosceva l’opera baconiana. Tobie
          Matthew aveva scritto a Bacone dicendogli: «[Richard White]… mi ha detto che Galileo
          ha risposto al vostro discorso concernente il flusso e il reflusso del mare e stava per
          mandarmelo ma che il signor White glielo ha impedito perché la sua risposta era fondata
          su una falsa supposizione e cioè che la marea si verificava, nell’Oceano, una volta nelle
          ventiquattro ore» (lettera del 4 aprile 1619, in Opere, XII, p. 450; trad. it. in Rossi, 1971,
          pp.  164-165).  D’altra  parte  Bacone  conosceva  senza  dubbio  il  Discorso  di  Galileo,
          tant’è vero che nel Novum Organum del 1620 lo critica diffusamente. Nel paragrafo 36
          del  Libro  secondo  degli  aforismi  del  Novum  Organum,  Bacone  prende  in  esame  dal
          punto di vista metodologico la plausibilità di due possibili cause delle maree, una delle
          quali è quella galileiana. A differenza di Galileo, Bacone ricorre immediatamente ai fatti

          cercando una possibile prova empirica che possa confermare o falsificare le ipotesi. Se
          Galileo  ha  ragione,  «…  bisogna  che,  mentre  da  una  parte  del  mare  c’è  il  flusso,
          dall’altra  parte,  contemporaneamente,  ci  dev’essere  il  riflusso.  L’indagine  si  riduce
          pertanto a stabilire se questo fatto è vero. Ma [Joseph] Acosta [S.J.] ed altri che hanno
          accuratamente  indagato  su  ciò,  hanno  osservato  che  il  flusso  del  mare  avviene
          contemporaneamente  sulle  coste  della  Florida  e  su  quelle  opposte  dell’Africa  e  della
          Spagna,  e  così  il  riflusso;  e  non  al  contrario,  che  al  flusso  sulle  coste  della  Florida,
          corrisponde il riflusso sulle coste dell’Africa e della Spagna» (trad. it. in Bacone, 1975,
          p. 718). Bacone però vuole mostrarsi diligente ed esaurire le possibilità. Potrebbe infatti
          succedere che le acque dell’oceano Indiano inondassero insieme le due opposte sponde
          dell’Atlantico. Egli fa quindi ricorso, per decidere la questione all’«istanza cruciale»:
          «Che è questa: se si accertasse che quando c’è flusso sulle coste opposte dell’Atlantico,
          sia in Florida sia in Spagna, contemporaneamente ci fosse flusso anche sulle coste del
          Perù e sul retro della Cina nel Mare Australe; allora certamente si potrebbe respingere,
          con questa Istanza Decisiva, la tesi secondo cui il flusso e il reflusso del mare, su cui
          stiamo indagando, avrebbero origine da un movimento in avanti; perché non rimarrebbe
          altro  mare  o  luogo,  dove  contemporaneamente  potrebbe  in  quello  stesso  tempo
          verificarsi il regresso o riflusso» (ibid., p. 719). Inoltre, Bacone era disposto a prendere

          in considerazione la differenza tra il presupposto che la Terra sia immobile, nel qual
          caso  l’istanza  risultava  chiaramente  falsa,  e  l’ipotesi  che  la  Terra  ruoti  con  bruschi
          cambiamenti di velocità che sarebbero responsabili delle maree. Rimanda in merito a
          una «indagine a parte» nella quale, oltre a negare il movimento terrestre, dice di Galileo:
          «E non era neppure ben informato intorno al moto della marea che avviene ogni sei ore»




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