Page 898 - Giorgio Vasari
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sepelire da quel re non con esequie da architettore, ma reali e con
venti coppie d'imbastiti che l'accompagnarono alla sepoltura, Andrea
si partì da Napoli, conoscendo che quel paese non faceva per lui, e se
ne tornò a Roma, dove stette per qualche tempo attendendo agli
studi dell'arte et a lavorare.
Dopo, tornato in Toscana, lavorò in Pistoia, nella chiesa di San
Iacopo, la cappella di marmo dove è il battesimo, e con molta
diligenza condusse il vaso di detto battesimo con tutto il suo
ornamento. E nella faccia della cappella fece due figure grandi quanto
il vivo di mezzo rilievo, cioè San Giovanni che battezza Cristo, molto
ben condotta e con bella maniera. Fece nel medesimo tempo alcune
altre opere piccole, delle quali non accade far menzione. Dirò bene
che, ancora che queste cose fussero fatte da Andrea più con pratica
che con arte, si conosce nondimeno in loro una resoluzione et un
gusto di bontà molto lodevole. E nel vero se così fatti artefici
avessero congiunto alla buona pratica et al giudizio il fondamento del
disegno, vincerebbono d'eccellenza coloro che, disegnando
perfettamente, quando si mettono a lavorare il marmo lo graffiano e
con istento in mala maniera lo conducono, per non avere pratica e
non sapere maneggiare i ferri con quella pratica che si richiede. Dopo
queste cose, lavorò Andrea nella chiesa del Vescovado di Fiesole una
tavola di marmo, posta nel mezzo fra le due scale che sagliono al
coro di sopra, dove fece tre figure tonde et alcune storie di basso
rilievo. Et in San Girolamo di Fiesole fece la tavolina di marmo che è
murata nel mezzo della chiesa. Per la fama di queste opere venuto
Andrea in cognizione, gli fu da gl'Operai di Santa Maria del Fiore,
allora che Giulio cardinale de' Medici governava Fiorenza, dato a fare
la statua d'uno Apostolo di quattro braccia, in quel tempo dico che
altre quattro simili ne furono allogate in un medesimo tempo: una a
Benedetto da Maiano, una a Iacopo Sansovino, una a Baccio
Bandinelli e l'altra a Michelagnolo Buonarroti; le quali statue avevano
a essere insino al numero di dodici e doveano porsi dove i detti
Apostoli sono in quel magnifico tempio dipinti di mano di Lorenzo di
Bicci.
Andrea, dunque, condusse la sua con più bella pratica e giudizio che