Page 401 - Giorgio Vasari
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VITA DI LORENZO GHIBERTI SCULTORE



               Non è dubio, che in tutte le città, coloro che con qualche virtù vengon
               in  qualche  fama  fra  li  uomini,  non  siano  il  più  delle  volte  un
               santissimo lume d'esempio a molti che dopo lor nascono et in quella
               medesima età vivono, oltra le lodi infinite e lo straordinario premio

               ch'essi vivendo ne riportano. Né è cosa che più desti gli animi delle
               genti e faccia parere loro men faticosa la disciplina degli studi, che
               l'onore e l'utilità che si cava poi dal sudore delle virtù; perciò che elle
               rendono facile a ciascheduno ogni impresa difficile, e con maggiore

               impeto fanno accrescere la virtù loro, quando con le lode del mondo
               s'inalzano. Per che infiniti, che ciò sentono e veggono, si mettono alle
               fatiche,  per  venire  in  grado  di  meritare  quello  che  veggono  aver
               meritato  un  suo  compatriota.  E  per  questo  anticamente  o  si

               premiavano  con  richezze  i  virtuosi,  o  si  onoravano  con  trionfi  et
               imagini.  Ma  perché  rade  volte  è  che  la  virtù  non  sia  perseguitata
               dall'invidia, bisogna ingegnarsi, quanto si può il più, ch'ella sia da una
               estrema  eccellenza  superata,  o  almeno  fatta  gagliarda  e  forte  a

               sostenere gl'impeti di quella come ben seppe e per meriti e per sorte
               Lorenzo di Cione Ghiberti altrimenti di Bartoluccio, il quale meritò da
               Donato scultore e Filippo Bruneleschi architetto e scultore, eccellenti
               artefici, essere posto nel luogo loro conoscendo essi in verità, ancora

               che il senso gli strignesse forse a fare il contrario, che Lorenzo era
               migliore maestro di loro nel getto. Fu veramente ciò gloria di quegli e
               confusione di molti, i quali, presumendo di sé, si mettono in opera et
               occupano il luogo dell'altrui virtù, e non facendo essi frutto alcuno,

               ma  penando  mille  anni  a  fare  una  cosa,  sturbano  et  opprimono  la
               scienzia degli altri con malignità e con invidia.

               Fu dunque Lorenzo figliuolo di Bartoluccio Ghiberti, e dai suoi primi
               anni  imparò  l'arte  dell'orefice  col  padre,  il  quale  era  eccellente
               maestro  e  gl'insegnò  quel  mestiero,  il  quale  da  Lorenzo  fu  preso

               talmente, ch'egli lo faceva assai meglio che 'l padre. Ma dilettandosi
               molto più de l'arte della scultura e del disegno, manegiava qualche
               volta  i  colori  et  alcun'altra  gettava  figurette  piccole  di  bronzo  e  le
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