Page 367 - Giorgio Vasari
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Donatello  e  Filippo  Brunelleschi,  i  quali  in  verità  nei  loro  saggi  lo

               superarono, sarebbe tocco a lui a far quel lavoro di tanta importanza.
               Ma essendo andata la bisogna altramente, egli se n'andò a Bologna,
               dove, col favore di Giovanni Bentivogli, gli fu dato a fare di marmo
               dagl'Operai  di  San  Petronio,  la  porta  principale  di  quella  chiesa,  la

               quale  egli  seguitò  di  lavorare  d'ordine  tedesco,  per  non  alterare  il
               modo,  che  già  era  stato  cominciato,  riempiendo  dove  mancava
               l'ordine de' pilastri che reggono la cornice e l'arco, di storie lavorate

               con  infinito  amore  nello  spazio  di  dodici  anni  che  egli  mise  in
               quell'opera, dove fece di sua mano tutti i fogliami e l'ornamento di
               detta  porta,  con  quella  maggiore  diligenza  e  studio  che  gli  fu
               possibile.  Nei  pilastri  che  reggono  l'architrave,  la  cornice  e  l'arco,
               sono cinque storie per pilastro e cinque nell'architrave, che in tutto

               son  quindici.  Nelle  quali  tutte  intagliò  di  basso  rilievo  istorie  del
               Testamento Vecchio, cioè da che Dio creò l'uomo insino al Diluvio e
               l'Arca di Noè, facendo grandissimo giovamento alla scultura, perché

               dagl'antichi insino allora non era stato chi avesse lavorato di basso
               rilievo alcuna cosa, onde era quel modo di fare più tosto perduto che
               smarrito. Nell'arco di questa porta fece tre figure di marmo, grandi
               quanto il vivo e tutte tonde, cioè una Nostra Donna, col Putto in collo,
               molto bella, San Petronio et un altro Santo molto ben disposti e con

               belle attitudini, onde i Bolognesi, che non pensavano che si potesse
               fare opera di marmo, non che migliore, eguale a quella che Agostino
               et Agnolo sanesi avevano fatto di maniera vecchia in San Francesco

               all'altar maggiore nella loro città, restarono ingannati vedendo questa
               di  gran  lunga  più  bella.  Dopo  la  quale,  essendo  ricerco  Iacopo  di
               ritornare a Lucca, vi andò ben volentieri, e vi fece in San Friano, per
               Federigo di Maestro Trenta del Veglia, in una tavola di marmo, una
               Vergine  col  Figliuolo  in  braccio,  San  Bastiano,  Santa  Lucia,  San

               Ieronimo e San Gismondo con buona maniera, grazia e disegno, e da
               basso  nella  predella  di  mezzo  rilievo,  sotto  ciascun  Santo  alcuna
               storia  della  vita  di  quello,  il  che  fu  cosa  molto  vaga  e  piacevole,

               avendo Iacopo con bella arte fatto sfuggire le figure in su' piani, e nel
               diminuire  più  basse.  Similmente  diede  molto  animo  agl'altri
               d'acquistare alle loro opere grazia e bellezza con nuovi modi, avendo
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