Page 310 - Giorgio Vasari
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VITA DEL BERNA SANESE PITTORE



               Se a coloro che si affaticano per venire eccellenti in qualche virtù non
               troncasse bene spesso la morte nei migliori anni il filo della vita, non
               ha dubbio che molti ingegni perverrebbono a quel grado che da essi e
               dal mondo più si desidera. Ma il corto vivere degl'uomini e l'acerbità

               de' varii accidenti che da tutte le parti ne soprastanno, ce li toglie
               alcuna fiata tropo per tempo come aperto si potette conoscere nel
               poveretto Berna sanese. Il quale, ancora che giovane morisse, lasciò
               nondimeno tant'opere, che egli appare di lunghissima vita, e lasciolle

               tali  e  sì  fatte  che  ben  si  può  credere  da  questa  mostra  che  egli
               sarebbe  venuto  eccellente  e  raro,  se  non  fusse  morto  sì  tosto.
               Veggonsi  di  suo  in  Siena,  in  due  capelle  in  S.  Agostino,  alcune
               storiette di figure in fresco; e nella chiesa era in una faccia, oggi per

               farvi  capelle  stata  rovinata,  una  storia  d'un  giovane  menato  alla
               giustizia, così bene fatta quanto sia possibile immaginarsi, vedendosi
               in  quello  espressa  la  pallidezza  e  il  timore  della  morte,  in  modo
               somiglianti  al  vero  che  meritò  perciò  somma  lode;  era  a  canto  al

               giovane  detto  un  frate  che  lo  confortava  molto  bene  atteggiato  e
               condotto,  et  insomma  ogni  cosa  di  quell'opera  così  vivamente
               lavorata,  che  ben  parve  che  in  quest'opera  il  Berna  s'immaginasse
               quel  caso  orribilissimo  come  dee  essere  e  pieno  di  acerbissimo  e

               crudo spavento, poiché lo ritrasse così ben col pennello, che la cosa
               stessa apparente in atto non moverebbe maggiore affetto. Nella città
               di  Cortona  ancora  dipinse,  oltre  a  molte  altre  cose  sparse  in  più
               luoghi  di  quella  città,  la  maggior  parte  delle  volte  e  delle  facciate

               della  chiesa  di  S.  Margherita,  dove  oggi  stanno  frati  Zoccolanti.  Da
               Cortona andato a Arezzo l'anno 1369, quando a punto i Tarlati, già
               stati  Signori  di  Pietra  Mala,  avevano  in  quella  città  fatto  finire  il
               convento e il corpo della chiesa di S. Agostino da Moccio scultore et

               architettore  sanese,  nelle  minori  navate  del  quale  avevano  molti
               cittadini fatto fare capelle e sepolture per le famiglie loro, il Berna vi
               dipinse a fresco nella capella di S. Iacopo alcune storiette della vita di
               quel  santo,  e  sopra  tutto  molto  vivamente  la  storia  di  Marino
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