Page 301 - Giorgio Vasari
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VITA DI GIOVANNI DA PONTE PITTORE FIORENTINO
Se bene non è vero il proverbio antico, né da fidarsene molto, che "a
goditore non manca mai roba", ma sì bene in contrario è verissimo,
ché chi non vive ordinatamente nel grado suo, in ultimo stentando
vive e muore miseramente, si vede nondimeno che la fortuna aiuta
alcuna volta più tosto coloro che gettano senza ritegno, che coloro
che sono in tutte le cose assegnati e ratenuti. E quando manca il
favore della fortuna suplisce molte volte al difetto di lei e del mal
governo degli uomini, la morte, sopravenendo quando apunto
cominciarebbono cotali uomini, con infinita noia, a conoscere quanto
sia misera cosa avere sguazzato da giovane e stentare in vecchiezza,
poveramente vivendo e faticando; come sarebbe avvenuto a Giovanni
da Santo Stefano a Ponte di Fiorenza, se dopo avere consumato il
patrimonio, molti guadagni che gli fece venire nelle mani più tosto la
fortuna che i meriti, e alcune eredità che gli vennero da non pensato
luogo non avesse finito in un medesimo tempo il corso della vita e
tutte le facultà. Costui dunque che fu discepolo di Bonamico
Buffalmacco e l'immitò più nell'attendere alle commodità del mondo
che nel cercare di farsi valente pittore, essendo nato l'anno 1307 e
giovanetto stato discepolo di Buffalmacco, fece le sue prime opere
nella Pieve d'Empoli a fresco, nella capella di San Lorenzo,
dipignendovi molte storie della vita d'esso Santo, con tanta diligenza,
che sperandosi dopo tanto principio miglior mezzo, fu condotto l'anno
1344 in Arezzo, dove in San Francesco lavorò in una cappella
l'assunta di Nostra Donna; e poco poi, essendo in qualche credito in
quella città per carestia d'altri pittori, dipinse nella Pieve la capella di
Santo Onofrio e quella di Santo Antonio, che oggi dalla umidità è
guasta. Fece ancora alcune altre pitture, che erano in Santa Iustina et
in S. Matteo, che con le dette chiese furono mandate per terra, nel
far fortificare il duca Cosimo quella città, quando in quel luogo a
punto fu trovato a' pie' della coscia d'un ponte antico, dove allato a
detta Santa Giustina entrava il fiume nella città, una testa d'Appio
Cieco et una del figliuolo, di marmo bellissime, con uno epitaffio