Page 296 - Giorgio Vasari
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non  aveano.  Dipinse  Giottino  nella  sua  giovanezza  in  S.  Stefano  al
               ponte Vecchio di Firenze una capella allato alla porta del fianco, che
               se bene è oggi molto guasta dalla umidità, in quel poco che è rimasto
               si  vede  la  destrezza  e  l'ingegno  dell'artefice;  fece  poi  al  canto  alla
               Macine  ne'  frati  Ermini,  i  Santi  Cosimo  e  Damiano,  che  spenti  dal

               tempo ancor essi oggi poco si veggono. E lavorò in fresco una capella
               nel  vecchio  S.  Spirito  di  detta  città,  che  poi  nell'incendio  di  quel
               tempio rovinò; et in fresco sopra la porta principale della chiesa la

               storia  della  missione  dello  Spirito  Santo,  e  su  la  piazza  di  detta
               chiesa, per ire al canto alla Cuculia, sul cantone del convento, quel
               tabernacolo che ancora vi si vede con la Nostra Donna et altri Santi
               d'attorno che tirano, e nelle teste e nell'altre parti, forte alla maniera
               moderna,  perché  cercò  variare  e  cangiare  le  carnagioni  et

               accompagnare  nella  varietà  de'  colori  e  ne'  panni  con  grazia  e
               giudizio  tutte  le  figure.  Costui  medesimamente  lavorò  in  S.  Croce
               nella capella di S. Silvestro l'istorie di Costantino con molta diligenza,

               avendo bellissime considerazioni nei gesti delle figure, e poi dietro a
               un ornamento di marmo, fatto per la sepoltura di Messer Bettino de'
               Bardi, uomo stato in quel tempo in onorati gradi di milizia, fece esso
               Messer Bettino di naturale armato che esce d'un sepolcro ginocchioni,
               chiamato  col  suono  delle  trombe  del  Giudizio  da  due  Angeli  che  in

               aria  accompagnano  un  Cristo  nelle  nuvole  molto  ben  fatto.  Il
               medesimo in S. Pancrazio fece, all'entrar della porta a man ritta, un
               Cristo  che  porta  la  croce  et  alcuni  Santi  appresso,  che  hanno

               espressamente la maniera di Giotto. Era in S. Gallo, il qual convento
               era  fuor  della  porta  che  si  chiama  dal  suo  nome  e  fu  rovinato  per
               l'assedio,  in  un  chiostro  dipinta  a  fresco  una  Pietà,  della  quale  n'è
               copia  in  S.  Pancrazio  già  detto,  in  un  pilastro  accanto  alla  capella
               maggiore.

               Lavorò  a  fresco  in  S.  Maria  Novella  alla  capella  di  S.  Lorenzo  de'

               Giuochi, entrando in chiesa per la porta a man destra, nella facciata
               dinanzi, un San Cosimo e S. Damiano et in Ognisanti un S. Cristofano
               et un S. Giorgio, che dalla malignità del tempo furono guasti e rifatti
               da  altri  pittori,  per  ignoranza  d'un  proposto  poco  di  tal  mestier

               intendente. Nella detta chiesa è di mano di Tommaso rimaso salvo
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