Page 295 - Giorgio Vasari
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VITA DI TOMMASO FIORENTINO PITTORE DETTO GIOTTINO
Quando, fra l'altre arti, quelle che procedono dal disegno si pigliano
in gara e gl'artefici lavorano a concorrenza, senza dubbio,
essercitandosi i buoni ingegni con molto studio, truovano ogni giorno
nuove cose per sodisfare ai varii gusti degl'uomini; e parlando per ora
della pittura, alcuni, ponendo in opera cose oscure et inusitate e
mostrando in quelle la difficultà del fare, fanno nell'ombre la
chiarezza del loro ingegno conoscere; altri, lavorando le dolci e
delicate, pensando quelle dover essere più grate agl'occhi di chi le
mira per avere più rilievo, tirano agevolmente a sé gl'animi della
maggior parte degl'uomini; altri poi, dipingendo unitamente e con
abagliare i colori, ribattendo a' suoi luoghi i lumi e l'ombre delle
figure, meritano grandissima lode e mostrano con bella destrezza
d'animo i discorsi dell'intelletto, come con dolce maniera mostrò
sempre nell'opere sue Tommaso di Stefano, detto Giottino, il quale,
essendo nato l'anno 1324, dopo l'avere imparato da suo padre i primi
principii della pittura, si resolvé, essendo ancor giovanetto, volere, in
quanto potesse con assiduo studio, essere immitatore della maniera
di Giotto più tosto che di quella di Stefano suo padre; la qual cosa gli
venne così ben fatta che ne cavò, oltre alla maniera, che fu molto più
bella di quella del suo maestro, il sopra nome di Giottino che non gli
cascò mai; anzi fu parere di molti, e per la maniera e per lo nome, i
quali però furono in grandissimo errore, che fusse figliuolo di Giotto;
ma in vero non è così, essendo cosa certa, o per dir meglio credenza
(non potendosi così fatte cose affermare da ognuno), che fu figliuolo
di Stefano pittore fiorentino. Fu dunque costui nella pittura sì
diligente e di quella tanto amorevole che, se bene molte opere di lui
non si ritrovano, quelle nondimeno che trovate si sono erano buone e
di bella maniera, perciò che i panni, i capegli, le barbe et ogni altro
suo lavoro furono fatti et uniti con tanta morbidezza e diligenza, che
si vede ch'egli aggiunse senza dubbio l'unione a quest'arte e l'ebbe
molto più perfetta che Giotto suo maestro e Stefano suo padre avuta