Page 1060 - Giorgio Vasari
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ordinario  male  finì  la  sua  vita.  Lasciò  suo  creato  Giovanni  Filippo

               Crescione  pittor  napolitano,  il  quale  in  compagnia  di  Lionardo
               Castellani suo cognato, fece molte pitture e tuttavia fanno: dei quali
               per  esser  vivi  et  in  continuo  essercizio,  non  accade  far  menzione
               alcuna.

               Furono le pitture di maestro Marco da lui lavorate dal 1508 fino al

               1542.
               Fu compagno di Marco un altro calavrese, del quale non so il nome, il

               quale in Roma lavorò con Giovanni, da Udine lungo tempo e fece da
               per  sé  molte  opere  in  Roma,  e  particolarmente  facciate  di  chiaro
               scuro.  Fece  anche  nella  chiesa  della  Trinità  la  capella  della
               Concezzione a fresco, con molta pratica e diligenza.

               Fu  ne'  medesimi  tempi  Nicola,  detto  comunemente  da  ognuno

               maestro  Cola  dalla  Matrice,  il  quale  fece  in  Ascoli,  in  Calavria  et  a
               Norcia molte opere che sono notissime, che gl'acquistarono fama di
               maestro  raro  e  del  migliore  che  fusse  mai  stato  in  que'  paesi.  E
               perché attese anco all'architettura, tutti gl'edificii che ne' suoi tempi

               si fecero ad Ascoli et in tutta quella provincia, furono architettati da
               lui;  il  quale  senza  curarsi  di  veder  Roma  o  mutar  paese,  si  stette
               sempre in Ascoli vivendo un tempo allegramente con una sua moglie
               di buona et onorata famiglia e dotata di singolar virtù d'animo, come

               si vide quanto, al tempo di papa Paulo Terzo, si levarono in Ascoli le
               parti; perciò che fuggendo costei col marito, il quale era seguitato da
               molti soldati, più per cagione di lei, che bellissima giovane era, che
               per altro, ella si risolvé, non vedendo di potere in altro modo salvare

               a sé l'onore et al marito la vita, a precipitarsi da un'altissima balza in
               un  fondo;  il  che  fatto,  pensarono  tutti  che  ella  si  fusse,  come  fu
               invero, tutta stritolata non che percossa a morte; per che lasciato il
               marito senza fargli alcuna ingiuria, se ne tornarono in Ascoli. Morta

               dunque  questa  singolar  donna,  degna  d'eterna  lode,  visse  maestro
               Cola il rimanente della sua vita poco lieto. Non molto dopo, essendo
               il  signor  Alessandro  Vitelli  fatto  signore  della  Matrice,  condusse
               maestro Cola già vecchio a Città di Castello dove, in un suo palazzo,

               gli  fece  dipignere  molte  cose  a  fresco  e  molti  altri  lavori,  le  quali
               opere  finite,  tornò  maestro  Cola  a  finire  la  sua  vita  alla  Matrice.
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