Page 2339 - Shakespeare - Vol. 4
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is  come  again (‘...  dovessi  non  amarti,  ritornerebbe  il  Caos’; III,  iii,  91-92).  Luogo  comune
                 “platonico”:  rispettivamente  Bellezza  e  Amore  (che,  platonicamente,  è  ‘desiderio  di  Bellezza’)
                 garantiscono l’ordine cosmico.
              52 v. 1027 ‘Lure, lògoro’; richiamo usato per addestrare i falchi.

              53 v. 1047 È la spiegazione aristotelica dei terremoti.
              54 v.  1110  La  natura  erotica  dell’assalto  del  cinghiale  era  già  suggerita  in  una  poesia  greca  a  lungo
                 attribuita a Teocrito come trentesimo Idillio e tradotta in inglese nei  Six Idillia (1588). Il concetto era
                 stato  ripreso  in  latino  da  Minturno  nel De  Adoni  ab  Apro  interempto (dove  il  cinghiale  «giura  e
                 rigiura» d’esser stato spinto verso Adone solo da una ingens libido), e in italiano da Tarchagnota ne
                 L’Adone (Venezia, 1550), dove il cinghiale così si rivolge a Venere: «Ti giuro che il voler mio non fu
                 mai / Di offender questo tuo sì caro amante: / Ben è egli il ver, che tosto, ch’io mirai / Nel corpo
                 ignudo  sue  bellezze  tante,  /  Di  tanta  fiamma  acceso  mi  trovai,  /  Che  cieco  a  forza  mi  sospinsi
                 avante, / Per baciar la beltà, che il cor m’apria, / Et ismorzar l’ardor, che in me sentia» (cfr. S. Lee,
                 Shakespeares Venus and Adonis, Oxford 1905).

              55 v. 1115 Non più boar, ma, per la prima e unica volta, swine.
              56 v. 1116 Shakespeare segue fedelmente il «sub inguine» di Ovidio (Metamorfosi, X, 715), e non la
                 traduzione di Golding, che al v. 839 ha in his codds (‘nei testicoli’).
              57 v. 1118 Già al v. 54 Venere «uccide a baci» ciò che dice Adone. Il passo, oltre che il più osceno e
                 comico,  è  anche  il  più  potenzialmente  mitico.  In  quanto  tale,  nota  W.  Keach  ( Elizabethan  Erotic
                 Narratives, op. cit., p. 78), esso pone «il problema interpretativo più difficile del poemetto». Il bacio
                 del cinghiale, continua Keach (ibid., pp. 80-81), fornisce «un parallelo grottesco a tutte le precedenti
                 occasioni in cui gli abbracci di Venere venivano descritti come attacchi di una bestia feroce. Invece di
                 un  abbraccio  amoroso  dipinto  come  furioso  assalto,  qui  abbiamo  precisamente  l’inverso»;  in  tal
                 modo, inoltre, la morte di Adone (che come Ippolito rifiuta l’amore per dedicarsi alla caccia) «viene
                 direttamente  legata,  metaforicamente  e  simbolicamente,  all’esperienza  sessuale  che  cerca  di
                 evitare». Il porco, nota E.B. Cantelupe (An Iconographical Interpretation of «Venus and Adonis»,
                 Shakespeare’s  Ovidian  Comedy,  art.  cit.,  p.  150),  si  aggiunge  ai  bruchi  che  mangiano  le  tenere
                 foglie,  all’aquila  vorace,  all’avvoltoio,  tutte  «immagini  che  si  raggruppano  attorno  alla  persona  e
                 all’appetito di Venere».
              58 v. 1168 Un anemone in Ovidio (Metamorfosi, X,  739).  Qui  il  fiore  è  invece sia bianco che rosso,
                 come a ricordare per l’ultima volta l’antitesi dominante tra caldo e freddo. La funzione emblematica
                 della «ossessiva» lotta tra il bianco e il rosso nel corso dell’intero poemetto è bene analizzata in M.
                 Evans ed., The Narrative Poems, London 1989, pp. 20-22.

              59 v.  1184  Visto  che  il  letto  di  Adone  è  il  seno  di  Venere,  più  che  una  normale  legge  concernente
                 l’eredità del mobilio, il «diritto» cui si appella la dea sembra essere una forma di levirato − il costume
                 antico ebraico per cui il fratello o il consanguineo più prossimo del morto ne prende il posto nel letto
                 della vedova. Ma il tutto risulta ulteriormente complicato in senso incestuoso dal fatto che il letto è
                 anche una culla (v. 1185), e che Venere intende fungere da madre adottiva. Mirra, la madre di
                 Adone, lo aveva concepito commettendo incesto col proprio padre (Metamorfosi, X, 311-519).




          Lucrezia

              60 Allude al fatto che il poemetto inizia in medias res, senza raccontare gli antefatti dello stupro (che
                 vengono invece riportati nell’Argomento).
              61 Basato  su  Ovidio  (Fasti,  II,  721-852)  e  Livio  (I,  57-60),  l’Argomento è  l’unico  esempio,  in
                 Shakespeare, di prosa classicheggiante.
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