Page 2337 - Shakespeare - Vol. 4
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anche con il «giovane» dei Sonetti.

              18 vv. 139-52 Fornendo lei stessa un catalogo delle proprie qualità, Venere parodizza la convenzione
                 letteraria  del blason,  in  cui  l’amante  enumera  le  bellezze  dell’amata  (cfr.  W.  Keach,  Elizabethan
                 Erotic Narratives, New Brunswick 1977, p. 63).

              19 v.  166  Cfr.  v.  1180,  e  il  sonetto  94.  I  successivi  inviti  alla  generazione  contengono  gli  stessi
                 argomenti dei primi diciassette Sonetti, cosiddetti «matrimoniali».

              20 vv. 201-02 Cfr. il sonetto 41:  And when a woman wooes, what woman’s son / Will sourly leave her
                 till  she  have  prevailed? (‘Se una donna corteggia, che figlio di donna / La spregerà senza che lei
                 prevalga?’).
              21 vv.  217-20  “Concetto”  legale:  Venere,  che  ha  subito  un  torto,  implora  giustizia  dalla  corte;  ma
                 essendo  abituata  ad  esser  giudice  nelle  cause  d’amore,  non  è  pratica  nell’arte  avvocatizia
                 dell’arringa.
              22 v. 231 Abusatissimo pun (ripetuto al v. 239): in inglese deer (‘cervo’) suona come dear (‘caro’).
              23 vv. 229-40 Riferendosi a lettori come C.S. Lewis, che trovava disgustose le immagini erotiche del
                 poemetto, J.C. Maxwell ed., The Poems, Introduction, Cambridge 1966, p. XII, nota che «bisogna
                 essere dei lettori proprio molto seriosi per non rispondere, tanto per fare un esempio, alla topografia
                 erotica dei vv. 229-40». In effetti, nel v. 241, la topografia di Venere strappa un sia pur sdegnoso
                 sorriso (l’unico) allo stesso Adone. Il passo era viceversa celebre tra i non seriosi contemporanei: nel
                 Fayre  Mayde  of  the  Exchange (1607)  di  Heywood,  ad  esempio,  un  certo  Bowdler  cerca  di
                 espugnare  una  certa  riottosa  Mall  Berry  citandole  questi  versi,  e  si  consola  dell’insuccesso
                 osservando che «la stessa Venere, con tutte le sue doti, non riuscì a conquistare Adone, con le
                 stesse parole».
              24 vv. 243-46 Amore si è furbamente predisposto una tomba in cui non può che rinascere.

              25 v. 251 Riprende le immagini legali dei vv. 217-20. Il legislatore sperimenta i rigori della sua stessa
                 legge.

              26 vv. 277-81 La caratterizzazione antropomorfica del cavallo contrasta con la frequente connotazione
                 bestiale del comportamento di Venere («aquila» al v. 55, «avvoltoio» al v. 551). Sul modo in cui il
                 corteggiamento  dei  cavalli  parodizza  il  rituale  del  corteggiamento  cortese,  mostrandone  la
                 soggiacente  motivazione  “bestiale”  cfr.  R.P.  Miller,  Venus,  Adonis  and  the  Horses,  «Journal  of
                 English Literary History», 19, 1952, pp. 251-54.

              27 v. 335 La lingua.
              28 vv. 345-46 Lo stesso concetto viene elaborato in Lucrezia, vv. 52-73.
              29 vv. 399-400 Non sazierà altri organi o sensi.

              30 vv. 403-08 Sottolineando la funzione didattica della scena dei cavalli, e invitando Adone ad assumere
                 la parte dello stallone, Venere omette di notare che la parte dello stallone non è disponibile perché
                 l’ha già occupata lei.
              31 vv. 423-24 È la ben nota immagine, cara alla poesia cortese, del Castello d’Amore, dove però sono i
                 maschi ad assediare la cittadella fortificata delle donne, e non viceversa, come qui.
              32 vv. 435-60 Cominciando con la vista e culminando col gusto, Venere (molto terrestre e per nulla
                 celeste) sembra parodiare e invertire il carattere ascendente della gerarchia platonica dei sensi che
                 porta dalla materia allo spirito. «Il suo banchetto è una discesa anti-platonica della scala d’amore».
                 (Cfr. M. Evans ed., The Narrative Poems, London 1989, p. 16.)
              33 v. 466 Letteralmente: ‘benedetta la bancarotta, se grazie all’amore così s’arricchisce’. La bancarotta
                 è lo svenimento di Venere, che attirando su di lei le attenzioni di Adone produce inaspettatamente
                 profitto.
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