Page 2344 - Shakespeare - Vol. 4
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133 vv.  25-28  Come  anche  in  seguito,  il  testo  usa  una  terminologia  scolastica  e  paradossi  di  origine
                 trinitaria che annullano (razionalmente) la razionalità numerico-matematica.
            134 v. 31 In inglese ‘regina’, perché nel poemetto la fenice è femmina e la tortora maschio.

            135 v. 32 In chiunque altro lo sarebbe invece stato.
            136 v. 34 L’amore dovutogli in cambio del proprio.

            137 v.  36  Tra  la  fenice  e  la  tortora  la  distinzione  di  “mio”  e  “tuo”  era  abolita;  cfr.  sonetto  108:  thou
                 mine, I thine (‘tu mio, io tuo’). Ma mine è anche ‘miniera’ e ognuno è la miniera dell’altro.

            138 vv.  37-38  La  proprietà  è  atterrita  nel  vedersi  negata  la  sua  forma  più  elementare:  quella  per  cui
                 ciascuno  è  (perché  ha)  se  stesso.  Ma  “proprietà”  è  anche  un  termine  della  logica  aristotelica,  e
                 indica le qualità comuni a una classe, ciò per cui una classe è ciò che è ed è identica a sé. Ciò che è
                 minacciato non è dunque soltanto il principio del “mio” e del “tuo”, ma il  principium individuationis e la
                 logica  stessa  (cfr.  A.  Alvarez,  Shakespeare,  «The  Phoenix  and  the  Turtle» ,  in Interpretations,  a
                 cura  di  J.  Wain,  London  1955,  p.  12;  R.  Ellrodt, An  Anatomy  of  «The  Phoenix  and  the  Turtle» ,
                 «Shakespeare Survey», 15, 1962, p. 110 n.). Letteralmente il v. 38 suona all’incirca «che il sé non
                 era identico a sé», ma una traduzione del tutto adeguata è impossibile, giacché «qui il linguaggio
                 viene  a  mancare,  com’era  prima  avvenuto  per  la  matematica»  (H.  Gardner,  The  Metaphysical
                 Poets, London 1957, p. 11).
            139 vv.  41  sgg.  Il  canto  della  sconfitta  della  Ragione  è  affidato  alla  Ragione;  d’altronde,  «se  il  poeta
                 vuole  andare  convincentemente  al  di  là  della  ragione,  deve  anche  includerla»  (A.  Alvarez,
                 Shakespeare, «The Phoenix and the Turtle», cit., p. 9).

            140 v. 43 Ossimoro chimico: un «semplice» è un elemento non composto.
            141 v.  48  Se...,  allora...  Perfino  l’ultima  prova  dell’insufficienza  della  logica  e  della  ragione  è  logico-
                 razionale.
            142 vv. 53 sgg. Primo cambio di struttura strofica e secondo cambio di tonalità: la triplice rima dell’inglese
                 introduce  una  nuova  cadenza  elegiaca  che  rafforza  la  cogenza  vincolante  e  incantatoria
                 dell’argomentazione.
            143 vv. 59-61 Nella sua poesia inclusa nel Love’s  Martyr Ben Jonson aveva specificato che We do not
                 number  here  /  Such  spirits  as  are  only  continent  /  Because  lust’s  means  are  spent (‘Qui  non
                 annoveriamo / spiriti che sono continenti / solo perché i mezzi della lussuria sono spenti’). «Castità
                 nuziale», nota R. Ellrodt, «per un Elisabettiano poteva significare amore matrimoniale fedele» (An
                 Anatomy of «The Phoenix and the Turtle», cit., p. 102).
            144 v. 66 O, non e: bellezza e verità-fedeltà non coincidono, forse perché «con la morte della Fenice e
                 della  Tortora  la  congiunzione  ideale  si  è  spezzata.  Tuttavia,  gli  uccelli  restano  come  ispirazione  a
                 restaurarla  per  chiunque  sia  bello  o  fedele,  cosicché  l’incredula  ragione  possa  ancora  una  volta
                 vedere la “divisione intera”» (J. Roe ed., The Poems, cit., p. 53).

            145 v. 67 Nelle ultime due terzine si è rinunciato a qualsiasi tentativo di rendere il ritmo incantatorio del
                 testo, preferendo la trasparenza della semplicità.
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