Page 2130 - Shakespeare - Vol. 4
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così gli bacia fronte, gote, mento,
e là dove finisce ricomincia.
A cedere costretto, obbedir no,
giace egli ansante, e le respira in faccia.
Ella il vapore come preda inghiotte,
lo chiama umor celeste, aria di grazia,
vorrebbe aver aiole come guance,
che le irrorasse simile rugiada.
Come un uccello preso in una rete,
così le giace Adone tra le braccia;
lo turbano pudor, casta ripulsa,
ma ciò fa ancor più belli gli occhi irati:
aggiungi pioggia a un fiume che è già in piena,
per forza finirà per straripare.
Lo supplica ella ancora, e dolcemente,
ché a dolce orecchio accorda il suo racconto.
E ancora si incupisce egli, accigliato,
rosso per la vergogna, bianco d’ira.
Ma lei l’ama di più, per esser rosso,
e vieppiù ancor perché al contempo è bianco. 15
Sia come sia, ella non può che amarlo,
e per la mano sua immortale giura
dal di lui dolce sen giammai staccarsi
se al di lei lacrimar non dà egli tregua,
ché zuppe ella ha le gote, tanto ha pianto;
ma un bacio solo, e il debito è pagato.
Udita la promessa alza la testa,
come lo svasso sbuca fuor dell’onda,
e vistosi veduto si rituffa;
così offre egli di dar ciò ch’ella agogna,
ma appena ella gli porge le sue labbra,
un batter d’occhi e già se n’è distolto.