Page 3075 - Shakespeare - Vol. 3
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TIMONE
Ricordatemi a loro, e dite che
per alleviare i loro dolori, la paura
di colpi ostili, le sofferenze, le perdite,
gli spasimi d’amore e gli altri mali
che il fragile vascello della natura sopporta
nel viaggio incerto della vita, io
userò loro una gentilezza: insegnerò loro
come evitare l’ira funesta di Alcibiade.
PRIMO SENATORE
Questo mi piace. Tornerà.
TIMONE
Cresce un albero qui nella mia terra
che il mio tornaconto mi invita a tagliare.
Tra breve dovrò farlo. Dite ai miei amici,
dite ad Atene, secondo i vari gradi,
dall’alto giù fino al basso, che chi voglia
fermare l’afflizione, si affretti, venga qui,
prima che il mio albero abbia sentito l’ascia,
e si impicchi. Vi prego, portate il mio saluto.
FLAVIO
Non infastiditelo oltre: non cambierà. 38
TIMONE
Non tornate da me, ma dite ad Atene
che Timone ha innalzato la sua casa eterna
sul limite sabbioso del flutto salato
e la marea ribollente, frastagliata di schiuma,
una volta al giorno la ricoprirà.
Venite lì e la mia pietra tombale
sia il vostro oracolo. Labbra,
fate uscire quattro parole e poi
il linguaggio finisca: infezione e peste
risanino ciò che è malato! La tomba
sia l’unico lavoro dell’uomo, e la morte