Page 3063 - Shakespeare - Vol. 3
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troppo tardi, ahimè, vivono il dubbio
               ed il sospetto! Avreste dovuto temere
               la falsità dei tempi quando facevate
               festa; ma il sospetto arriva quando

               il patrimonio è finito. Ciò che io mostro,
               il Cielo lo sa, è soltanto amore,
               dovere e zelo per l’animo vostro
               senza pari, attenzione ai vostri pasti,

               al vostro vivere; e credete, mio signore
               onoratissimo, ogni beneficio che io avessi
               o nella speranza o nel presente,
               lo scambierei con questo solo desiderio:

               che voi mi ricompensaste
               diventando ricco voi stesso.



              TIMONE
               Guarda, è così! Tu che sei il solo
               uomo onesto, ecco, prendi:

               attraverso la mia miseria gli dei
               ti hanno mandato un tesoro. Va’,
               vivi ricco e felice, ma a questa condizione:
               starai lontano dagli uomini; odiali tutti,
               maledicili tutti, non mostrare

               carità a nessuno ma lascia che la carne
               affamata gli cada dall’osso prima
               di dar sollievo al mendicante; regala ai cani

               ciò che neghi agli uomini; li inghiottano
               le prigioni, i debiti li riducano a niente;
               siano gli uomini come foreste incenerite
               e possano le malattie leccargli il sangue bugiardo!
               Addio, perciò, e buona fortuna.




              FLAVIO
               O mio padrone, fatemi restare a confortarvi.



              TIMONE
               Se odi le maledizioni, non restare,
               fuggi finché sei libero e benedetto.
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