Page 3035 - Shakespeare - Vol. 3
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E voi, pestilenze connaturate all’uomo,
ammucchiate su Atene, matura per il colpo,
le vostre febbri potenti e infette.
Tu, fredda sciatica, azzoppa
i nostri senatori sì che le loro
membra siano sciancate come
le loro maniere! Libidine e lussuria
striscino nelle menti e nel midollo
della nostra gioventù, che lotti
contro la corrente della virtù e anneghi
nei bagordi! Rogne e pustole come semi
entrino in tutti i petti ateniesi e il loro
raccolto sia la lebbra universale! Il fiato
infetti il fiato, sì che la compagnia
e l’amicizia siano soltanto veleno!
Nulla porterò via da te se non
la nudità, tu, città detestabile! 28
Prenditi anche questo con mille maledizioni!
Timone andrà nella foresta, dove
scoprirà che la belva più crudele
è migliore dell’uomo. Distruggano gli dei
− voi tutti ascoltatemi, buoni dei −
gli Ateniesi dentro e fuori queste mura:
e concedano che, con Timone,
cresca il suo odio contro l’intera razza
dell’umanità, in alto e in basso! Amen.
[Esce]
Scena II EN
Entra Flavio, con due o tre Servi.
PRIMO SERVO
Ascoltate, signor intendente, dov’è
il nostro padrone? Siamo finiti,
siamo cacciati, non rimane più niente?