Page 3031 - Shakespeare - Vol. 3
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Ciascuno al suo sgabello, con lo slancio con cui andrebbe verso il labbro della
sua donna. Il vostro cibo sarà lo stesso per tutti. Non fatene un banchetto del
Sindaco, dove le portate si raffreddano prima che ci si accordi su chi deve
avere il posto d’onore. Sedete, sedete. Gli dei esigono i nostri ringraziamenti.
Voi, grandi benefattori, cospargete di gratitudine la nostra compagnia. Per i
vostri doni, fatevi lodare; ma conservate qualcosa da dare, affinché le vostre
deità non vengano disprezzate. Prestate ad ogni uomo abbastanza perché
nessuno abbia bisogno di prestare a un altro: perché se le vostre deità
dovessero prendere in prestito dagli uomini, gli uomini rinnegherebbero gli
dei. Fate che il cibo sia amato più dell’uomo che lo dà. Non ci sia riunione di
venti persone senza una ventina di mascalzoni. Se a tavola siedono dodici
donne, una dozzina siano come sono. Il resto del vostro gregge, o dei, i
Senatori di Atene, insieme al turpe volgo − per tutto quello che in loro c’è di
storto, distruggeteli. In quanto a questi miei amici, poiché per me sono nulla,
in nulla benediteli, e a nulla siano i benvenuti.
Scoprite, cani, e leccate.
[I piatti vengono scoperti. Sono pieni di acqua calda]
ALCUNI
Che intende Sua Signoria?
ALTRI
Chi lo sa?
TIMONE
Possiate non vedere mai
festino migliore, voi branco
di amici a parole! Il fumo e l’acqua calda 26
sono la cosa perfetta, per voi.
Questa è l’ultima di Timone:
che, imbrattato dalle vostre adulazioni,
se le lava e sputa sulle vostre facce
la vostra infamia puzzolente.
[Gettando l’acqua sul loro viso]
Possiate vivere disprezzati, e a lungo,
sorridenti, untuosi, detestati parassiti,
distruttori cortesi, affabili lupi,
miti orsi, buffoni della fortuna,